Icarius ascoltò ogni parola di Talia e ne percepì ogni sensazione ed emozione, mentre lei raccontava di quei sogni misti a visioni.
Ma ciò che davvero lo inquietò fu il vedere la sua mano ferita.
“Un taglio procuratosi nel sonno…” disse con un fil di voce.
Il racconto di Talia, insieme a ciò che era accaduto poco prima al ballo e poi il borgo deserto, fecero sorgere in lui un’inquietudine ancora più profonda ed insopportabile.
Accanto a loro c’erano delle candele votive.
Ne prese alcune e le accese, illuminando finalmente la navata, mentre la moneta d’argento che posò come offerta echeggiò fino alle volte che li sovrastavano.
“Avresti dovuto parlarmene molto prima, Talia…” mormorò “… ricordi il locandiere e sua moglie? Il loro assurdo e sciocco negare su quanto udito nella brughiera? E poi alcuni libri che Izar tiene nascosti in biblioteca… ed ora questi tuoi sinistri sogni… c’è qualcosa attorno a noi, Talia… qualcosa che molti conoscono ma fanno finta di ignorare… qualcosa che sembra però spaventarli profondamente…” le strinse di nuovo le mani nelle sue “… e questo qualcosa, come dici tu, ci sta cercando… e sembra ci abbia trovati…”
In quel momento si udì il solenne rintocco di una campana.
Ma non proveniva da quella della chiesa in cui si trovavano.
“Questi rintocchi…” disse Icarius “… da dove provengono?”
Poi, come una folgorazione, ripensò alla voce di quel bambino udita nella notte ed ai sogni di Talia.
“Provengono da lontano, forse dalla brughiera…” fissando sua moglie “... forse dalla misteriosa Pieve… Talia, credo che quel luogo sia la chiave di tutto… io vorrei andarci… sento che devo… ma non voglio esporti a nessun rischio… in questa chiesa sarai al sicuro…”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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