Gouf fissò Melisendra, senza alzare lo sguardo verso quella finestra.
“Ci stanno osservando…” disse sottovoce “… lo so…”
Annuì agli stallieri che avevano condotto i loro cavalli e montò poi in sella, lasciando così con Melisendra il castello.
Davanti a loro si apriva quella desolata e misteriosa landa.
La notte era asciutta e chiara di stelle, disegnando lungo l’orizzonte inquiete sagome rocciose che sembravano correre fino ai remoti confini del mondo.
I due spronarono i loro cavalli ed attraversarono di corsa lo stretto sentiero che dal castello finiva per perdersi nell’oscuro ventre della brughiera.
Gouf appariva pensiero e taciturno, mentre alle loro spalle sembrava chiudersi inquieta la brughiera.
Come se avessero oltrepassato un confine.
Un immaginario varco oltre il quale non era più possibile ritornare.
Gli occhi scuri e profondi di Gouf parevano quasi confondersi con le tenebre che avvolgevano ogni cosa ed in quell’inesorabile buio il pallore della sua carnagione appariva luccicante.
Come un fantasma, un’inquieta visione, il Cavaliere del Gufo emergeva da quel tetro scenario simile ad un sogno, forse un incubo.
Melisendra sapeva poco di lui.
Ne conosceva l’inquietudine e la ferocia.
Ma anche l’intensa passionalità che animava il suo spirito.
Ma poi?
Chi era veramente? Da dove traeva quel grande odio che celava in lui?
Perché quel sinistro pallore?
Come se avesse trascorso la sua giovinezza rinchiuso chissà dove, lontano dalla luce e dalla misericordia del mondo.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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