Guisgard sorrise a quelle parole di Morrigan.
La musica della sua ocarina riempì, leggera e delicata, la piccola stanza, con le sue note lente e malinconiche.
Note che sembravano vibrare sui pensieri, sui sospiri e sui sogni dei due.
Suonò per qualche altro istante, come a voler rasserenare un’inquietudine che, malgrado i suoi modi da guascone, non riusciva mai a celare totalmente.
Ad un tratto smise di suonare e cominciò a spogliarsi.
Lasciò cadere i suoi abito accanto alla panca e sistemò poi gli stivali vicino al muro.
Si voltò allora verso Morrigan.
Si intravedeva una spalla nuda tra le coperte e i lunghi capelli bruni.
Si avvicinò allora al letto e posò su di lei il suo mantello.
“Questa piccola stanza non è certo il posto più caldo ed accogliente del mondo…” disse fra sé “… almeno con questo mantello smetterai di tremare...”
Si voltò poi verso la sua panca e notò a terra la camicia di Morrigan.
“Forse sarò anche un cavaliere…” mormorò a bassa voce “… ma non sono certo un santo! Perciò meglio metterla via questa ed evitare tentazioni!” Buttandola dietro il letto.
Tornò allora sulla panca e si lasciò cadere sopra.
Poco dopo si addormentò fino al mattino.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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