Morrigan seguì Guisgard e i due frati fino al basamento della statua, e studiò con attenzione il cavaliere mentre, tendendosi sulla scala, armava con cura il bell'angelo scolpito con grande maestria.
Mentre seguiva quel gesto, i suoi occhi non poterono non restare impressionati dalla bellezza di quella figura solenne, e seguendo le pieghe della veste e la fierezza del volto, alla sua mente affiorarono di colpo molteplici ricordi che le infiammarono il cuore.
Cosi, improvvisamente, sentì crescerle dentro il desiderio di accostarsi a quella statua, e appena Guisgard ebbe collocato la lancia, Morrigan ne strinse con slancio l'estremità inferiore...
... un lampo le attraversò la mente, un lampo di luce che accecò ogni pensiero... Morrigan dovette chiudere gli occhi... i colori erano tanti, erano troppi, e ruotavano intorno a lei, a lei che era troppo piccola per dominarli con un gesto della mano...
Davanti ai suoi occhi, su una grande pala d'altare finemente disegnata, uno splendido angelo reggeva una grande spada di fuoco. Aveva uno sguardo bello e terribile al contempo, e Morrigan lo fissava incantata, mentre ancora nella mano stringeva con impeto la lancia, che improvvisamente divenne incandescente. La lasciò cadere al suolo, ma l'arma non produsse alcun rumore, perchè era di colpo scomparsa, e in quel momento Morrigan si rese conto che era tornata bambina, senza capire come ciò fosse stato possibile.
Alzò gli occhi nuovamente verso la pala d'altare, e la figura alata adesso non impugnava più la spada, ma proprio quella lancia che lei aveva lasciato cadere. E la spada, invece, giaceva di fronte a lei, poggiata su una basamento di pietra liscia e scura.
"Che cosa vedi?" chiese alle sue spalle la voce di suo zio Morven.
Ma Morrigan ebbe paura di dire il vero, temendo che le sue parole sarebbero state prese per sciocca fantasticheria.
"Nulla," mentì "solo una spada"
A quelle parole la sala piombò nel buio più profondo, e la bambina sentì che qualcuno l'afferrava da un braccio e tentava di trascinarla via...
"Sei posseduta dal demonio..." borbottò una roca voce maschile, minacciosa e scura, una voce che Morrigan non stentò a riconoscere.
La stretta attorno al suo braccio si faceva così forte da farle male.
"Vi prego," supplicò la piccola Morrigan, tentando inutilmente di sfuggire a quella morsa "vi prego, lasciatemi andare, signor..."
"Sei posseduta dal demonio, come quella strega di tua madre!" la interruppe, accompagnando quell'esclamazione con una viscida risata "Avete tutti il sangue marcio... il sangue dei Cassis... sangue di uomini vili e di donne dedite ai commerci demoniaci! Non mi sorprende che tuo zio sia così vigliacco... chissà quale maleficio fate agli uomini della vostra famiglia! Ah, ma io saprò ben ripulire questo ducato... lo vedrete, sì... lo vedrete, tu e quella strega di tua madre!"
Allora Morrigan cominciò ad urlare, ma dalla sua bocca non usciva nessun suono. Stupita, si sforzò di espellere ancora più fiato dai suoi piccoli polmoni, ma il suo urlo rimase muto. Allora si ricordò dell'angelo che aveva visto e nell'oscurità le parve ancora di scorgere la luce che emanava da quell'immagine. Allora si voltò, stese la mano nel buio fitto, e il suo pugno si strinse attorno all'impugnatura di una spada. Morrigan la sollevò con straordinaria facilità, come se fosse leggera come una piuma, e ruotando quell'arma al di sopra della sua testa, recise di netto la testa dell'uomo...
Morrigan spalancò gli occhi, e la statua di San Michele incombeva su di lei, con la sua lancia e lo sguardo fiero.
Samsagra lanciò un urlo straziante che le ferì le orecchie, che ancora non erano avvezze a sentire quella voce angelica e sovrumana, mentre un lampo di luce si condensava sulla sua lama.
"Lui è vicino..." mormorò Morrigan, con gli occhi sbarrati dalla paura, come se avesse veduto un fantasma.
Ma appena detto questo, dovette stringere ancor più forte la lancia, quasi a sostenersi, e si poggiò contro il basamento della statua, come se si sentisse venir meno, mentre una goccia di sudore freddo le scendeva sul volto fattosi improvvisamente pallido.