La notte.
Era giunta silenziosa ed inesorabile.
Calata sul bosco, con la sua alchimia aveva mutato quel verdeggiante sfondo in una massa informe ed indefinita, i cui intensi ed ancestrali odori di terra e di umidità sembravano capaci di ammaliare i sensi.
In un simile scenario la mente e lo spirito abbandonano l’abituale visione del mondo e delle cose, per calarsi in una realtà incantata, dove il tempo e lo spazio assumono contorni irreali ed indefiniti.
Qui l’umana condizione conosce una dimensione differente, dove la cognizione di se stessa si altera inesorabilmente.
Stadi di conoscenza profondi e mutevoli si aprono, ospitando l’anima di chi vi approda e penetrando nei più reconditi meandri della coscienza umana.
Ad un tratto Melisendra avvertì qualcosa.
Un’angosciante sensazione di paura e morte.
Una sagoma, una figura prese forma nell’oscurità.
Due occhi si accesero in un volto celato dal buio.
Due occhi feroci che la fissavano.
Poi una smorfia, grottesca e terribile, simile ad un delirante ghigno.
“Uriel… è mio…”
Poi un eco lontano sembrò perdersi nell’immensità della notte, per mutare e svanire al passaggio di un lieve e freddo soffio di vento.
All’improvviso il caldo contatto di una mano le strinse il braccio.
“Non dovresti farlo…” disse Gouf giunto improvvisamente “… non più… altrimenti non ti libererai mai del tuo passato e delle sue miserie… non riesci a capirlo?”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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