Alcuni soldati presero il cavallo di Melisendra, portandolo insieme agli altri.
“Come sarebbe che il castello brucia? E’ stato forse attaccato, milady? Raccontateci tutto…” disse uno dei luogotenenti di Gouf.
“Forse è meglio condurre lady Melisendra da sir Gouf, così che possa raccontare tutto in sua presenza.” Fece uno dei soldati.
Il luogotenente annuì e fece cenno ad uno dei suoi di accompagnare la ragazza nella tenda centrale.
Le torce e le candele illuminavano quella tenda, mentre su un robusto tavolo vi era una grossa mappa dei territori di Capomazda.
“Perché siete giunto qui?” Chiese Gouf a Ivan de Saint-Roche. “Non dovevate lasciare il vostro esercito.”
“State tranquillo, cavaliere…” rispose il barone “… i miei capitani hanno la situazione in pugno… ma mi occorreva conoscere il vostro piano… dobbiamo muoverci ben sapendo come agire… solo così potremo sfruttare i due schieramenti.”
“A questo punto i piani strategici” fece Gouf “contano ben poco... c’è da portare l’assedio a Capomazda…”
“Ma anche gli assedi richiedono piani e strategie… la storia ci insegna che solo così città ritenute imprendibili alla fine sono cadute…” replicò Ivan “… ditemi, volete forse ricorrere ad un cavallo di legno come fece Ulisse per prendere Troia? Oppure rifarvi al celebre Marco Furio Camillo e seguire la sua strategia che portò la città etrusca di Veio a cadere sotto il dominio di Roma?”
Gouf lo fissava.
“Se volete prendere spunto dalla storia, allora perché non seguire le tracce del grande Giulio Cesare e di come riuscì ad assediare e vincere la fortezza gallica di Alesia? Credo che Cesare si trovò ad affrontare i vostri stessi dubbi…” continuò Ivan “… ad esempio… quando forzerete l’assedio e penetrerete nella cittadella, ci sarà di certo una battaglia, ultima resistenza dei cavalieri dell’Arciduca… ebbene, ditemi, come guiderete le vostre truppe? Anche Cesare si chiese ciò… sarete alla testa delle armate? O nel centro di esse? Oppure dietro, ben protetto? Questi dubbi, pare, tormentarono il grande dittatore romano…”
Gouf sorseggiò del vino, per poi tornare a fissare Ivan.
“Se fossi alla testa del mie truppe” disse “rischierei di cadere sotto le frecce degli arcieri, lasciando così i miei uomini disorientati e pronti a disperdersi davanti alla carica della cavalleria capomazdese… di contro, però, se restassi nelle retrovie non potrei osservare gli esiti dello scontro e dare ordini ai miei…” sorseggiò di nuovo dalla sua coppa “… farò quindi proprio come Giulio Cesare racconta nei suoi resoconti sulla guerra gallica, milord… resterò al centro delle mie armate, protetto dai miei uomini, ma sempre in grado di decidere all’istante sul da farsi, perché potrei vedere l’evolversi della battaglia ed i miei soldati potranno vedermi in qualsiasi istante… e come ai legionari romani, anche ai miei uomini basterà guardarmi per trovare la forza di vincere la battaglia e la guerra stessa…”
Ivan lo fissò in silenzio.
“Ecco, spero di aver fugato ogni vostro dubbio, mio signore…” con un sorriso di sfida Gouf “… ora vi consiglio di tornare dai vostri e prepararvi per domani… credo che l’Arciduca di Capomazda sia un nemico molto più temibile del gallo Vercingetorige…”
“Cesare vinse in Gallia…” mormorò Ivan “… ma cadde poi, quando era al massimo della gloria, sotto i pugnali dei suoi stessi figli…”
“Io, a differenza di Cesare, non ho famiglia, né l’illusione che qualcuno possa amarmi… e non fidandomi di nessuno, non corro il rischio di essere tradito… ora tornate dai vostri soldati… mio signore…”
In quel momento Melisendra fu condotta nella tenda da un soldato.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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