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Vecchio 14-06-2011, 04.00.39   #3494
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Devo dire che l’armatura di Clorinda (interessante il parallelo che fate con la mitica regina delle Amazzoni) vi calza abbastanza bene, milady (anche io adoro Clorinda, anzi, vi rivelerò che quando lessi la prima volta La Gerusalemme Liberata a scuola stravedevo per Tancredi, e quindi per la sua amata! Poi in seguito scelsi Rinaldo come alter ego Cosa volete farci, ho un debole per le storie disperate, quelle in cui l’impresa più difficile è quella che porta al cuore della bella… )
Però per voi aggiungerei un pizzico di Armida per rendere il tutto più romanzesco (e se ricordo bene voi stessa mi metteste in guardia dalla vostra indole vendicativa, giusto? )

Il ruolo di Armida è particolare, come dite voi (sebbene però non riduttivo), perché occorre al Tasso per redimere il suo eroe (e ne diviene anche il premio).
La scena della selva è straordinariamente evocativa e mostra in pieno come Armida giochi un ruolo comunque fondamentale nel cuore di Rinaldo.
Notevole anche la vostra metafora sui mattoni che costituiscono la cultura eretta dall’uomo, ma vanno separate le due scene storiche/letterarie asseconda si parli di epica o di romanzo.
Infatti i due generi letterari vivono e descrivono, ovviamente a causa dei diversi scopi a cui sono indirizzati, due visioni amorose del tutto opposte.
Si, le storie d’amore del passato classico, soprattutto quelle mitologiche, sono in qualche modo modellate sull’elemento maschile (anche se la complessità e lo spessore di quelle eroine resta indubbio).
Ma, a mio giudizio, non credo bisogni attendere molto per un cambiamento radicale.
Ritengo infatti che l’Amor Cortese abbia totalmente stravolto questa visione.
Ora la donna non è più uno strumento per esaltare la grandezza dell’eroe, non ha più bisogno che si attui il destino del suo amato, per veder poi compiersi il suo.
La narrativa cortese ci ha regalato figure femminili che soddisfano e realizzano in pieno il nuovo ideale ed il nuovo ruolo che spetta ora alla donna.
Gli eroi dei romanzi delle corti francesi del XII secolo descrivono eroine attraverso le quali, e solo attraverso loro, si attua un destino che non è più individuale e legato all’eroe, ma che riguarda ed investe entrambi.
Lancillotto era destinato alla Sacra Ricerca del Santo Graal, ma Ginevra stravolge il suo destino.
Egli diviene campione e servo di Amore (e non a caso molti critici hanno attaccato Chretien de Troyes, perché, a loro modo di vedere, Ginevra avrebbe reso il Primo Cavaliere una sorta di marionetta ai suoi capricci).
Lo stesso discorso vale per Tristano e per Erec.
Questi eroi non sarebbero nulla senza le loro eroine e solo attraverso loro raggiungono la più alta e completa esaltazione.
Lord Byron diceva che “il cuore dell’uomo può conquistare il mondo intero, ma solo il cuore della donna può conquistare quello di un uomo.”
Ed io credo che questo, nonostante sia stato scritto circa sette secoli dopo, sia il più sublime manifesto dei valori dell’Amor Cortese.

Quanto alla vostra presunta crudeltà, io non l’ho mai notata, neanche quando avete snobbato l’attesa di Mercedes verso Edmond
Siete pedante?
Devo dire di si?
Non lo credo assolutamente, anzi!
Ma per compiacervi dirò anche questo (ad essere sincero penso di esserlo io…)
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