Aperta la porta, Talia si ritrovò davanti ad un lungo corridoio.
Dall’altra parte, ad attenderla, c’era Shezan.
Questi salutò con un inchino la Granduchessa di Capomazda e la invitò a seguirlo.
Scesero una lunga e larga rampa di scale, ritrovandosi così in una vasta sala illuminata da ampie vetrata che salivano fino al soffitto a volta.
Shezan condusse poi Talia fuori dal palazzo, verso il verziere.
Qui, al centro, si trovava un ampio padiglione costruito tra quattro robusti olmi, sotto il quale si trovava, intenta a leggere un libro, una donna di straordinaria bellezza.
L’eunuco accompagnò Talia a quel padiglione, mentre varie persone, fanciulli ed adulti, apparivano tra gli alberi e le piante di quel giardino.
Ovunque nell’aria vi era una dolce e sognante melodia, accompagnata da diverse voci che recitavano ed interpretavano versi e rime di gusto amoroso.
“Milady, lady Talia è qui…” disse Shezan alla donna del padiglione.
“Benvenuta al Palazzo dell’Amorosa Gioia, milady.” Voltandosi lady Layla. “Spero che la stanza sia stata di vostro gradimento.”