“La felicità…” disse Layla a Talia “… che cos’è la felicità, milady? Cosa provoca la felicità? Dove si trova la felicità?” Con un deciso movimento del capo spinse via i capelli che il vento le aveva portato sul viso. “Io qui ho tutto, vedete?” Indicando il palazzo ed il verziere. “Ho servi, familiari ed amici che allietano le mie giornate. Conosco la letteratura, l’arte, la musica e da esse traggo diletto e conoscenza per rinvigorire il mio spirito. Posseggo i migliori cavalli del mondo per le mie cavalcate in queste terre. Amo viaggiare e ho visto posti incantevoli, meravigliosi, tanto da volerli poi ricreare in questa mia dimora. Cercate, milady!” Esclamò. “Cercate e troverete gli infiniti e favolosi aspetti che animano il mondo, perfettamente riprodotti in questo palazzo… scrigni di Francia, porcellane dal Giappone, tappeti persiani, sete dal Catai, cristalli da Venezia, Icone da Bisanzio… e guardate il mio giardino… esso racchiude i canoni di bellezza e perfezione di ogni civiltà conosciuta… neanche la mitica Babilonia potrebbe gareggiare con gli artifici floreali dei miei giardinieri.”
La fissò con un sorriso compiaciuto.
“E ditemi… non barattereste qualsiasi cosa per vivere in un tale sogno? Davvero l’amore può riempire un’intera vita annullando tutto il resto? Io non ci credo e la gioia che mi circonda ne è la testimonianza.”
Si voltò poi verso quelle lance ed un’ombra scese sul suo volto.
“La Dolorosa Costumanza? Mi chiedete cosa sia?” Sospirò. “Essa può essere tante cose… qualsiasi cosa segua un suo meccanico, costante ed inesorabile corso… qualsiasi cosa che si protenda oltre il giorno e la notte, oltre i sogni e la realtà, oltre la virtù ed il peccato, oltre il tempo… ed oltre la vita…” i suoi occhi apparvero per un attimo sbiaditi ed indefiniti, senza più quella superba ed altera sicurezza in se stessa “… la Dolorosa Costumanza può essere un lutto indelebile, un morbo incurabile, un’eterna malinconia, un pianto ininterrotto… un instancabile rituale fatto di timori, debolezze e rimorsi da compiere per tener a bada, illudendoci, le nostre paure più grandi ed oscure… la Dolorosa Costumanza può essere il passato, ricolmo, come uno scrigno, di rimpianti che assumono poi l’immagine di terribili fantasmi, o di invincibili demoni… ma la Dolorosa Costumanza può essere anche l’attesa… l’attesa della Gioia… un’attesa logorante e straziante, capace di durare anche un’intera vita senza vedere mai una fine… avete mai atteso qualcuno contro ogni regola e dogma del tempo e dello spazio, milady? E’ doloroso, credetemi… e può divenire un’ossessione… un’attesa fatta di piccole ritualità, forse senza valore, ma capaci, presto o tardi, di prendere possesso della nostra vita… ed allora si diventa una marionetta che agisce senza volontà, se non quella di seguire una consuetudine, un’usanza… un inesorabile e dolorosa costumanza…”
Poi le risate dei fanciulli che giocavano con i cani e il suono dei flauti dei musici destarono Layla dal cupo incanto in cui sembrava essere caduta.
“L’aria comincia ad essere fresca…” disse “… meglio rientrare…”
__________________
AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
|