Ravus, dopo che Morrigan era scappata via così improvvisamente, cominciò a ripensare alle parole della ragazza.
Allora un vago senso d’inquietudine cominciò a farsi strada in lui.
Il timorato uomo di Dio iniziò a vedere antichi fantasmi farsi strada in quell’incerto presente.
Sentì allora che quel peso cominciava ad essere troppo forte ed opprimente per lui e decise di volerne condividere l’angoscia con qualcun altro.
Raggiunse così il filosofo Izar.
“E perché vi hanno messo in allarme le parole di quella ragazza? Io non ci vedo niente di tanto strano…” disse questi dopo aver udito il racconto del chierico.
“Ma non capite? Pare che in tutto ciò sia coinvolto qualcuno della nobiltà del ducato e questo, ora come ora, è praticamente una sciagura!” Rispose confusamente Ravus. “Potrebbe portare a spaccature nelle nostre schiere! E poi, a voi non ricorda nulla tutto ciò?”
Izar lo fissò.
“Non c’è bisogno di rievocare antichi fantasmi…” mormorò.
Poi, quasi senza accorgersene, il suo sguardo cadde sulla mano ferita del chierico.
“Avete un taglio ad una mano, monsignore.” Indicò.
“Uh, cosa? Ah, si… è stata quella ragazza, era sconvolta…”
Izar, a quelle parole, sembrò destarsi all’improvviso.
“Quella ragazza” con sguardo enigmatico “vi racconta tutto ciò… fatti gravissimi e delicati, senza chiedere la confessione e proteggersi quindi dietro il segreto confessionale… minaccia poi di uccidersi… ma, calmatasi all’improvviso, vi ferisce ad una mano e scappa via…”
“Si, proprio così.” Annuì Ravus. “Tutto è andato come vi ho raccontato poco fa.”
“E quel pugnale?”
“L’aveva con sé quando è scappata via.”
Izar sembrò come fulminato.
“Non datevi più pena per questo, monsignore…” assumendo un attimo dopo un’espressione indefinita “… fatti simili accadono di continuo, dove l’illusione di un amore eterno e più forte di ogni ostacolo spinge a credere i più sciocchi che tutto sia permesso agli impulsi del cuore… probabilmente qualche barone avrà sedotto la nostra bella spadaccina, per poi abbandonarla ai suoi effimeri sogni di un amore da romanzo… dimenticate tutta questa storia…” sorridendo “… e se ci saranno strascichi, cosa che escludo quasi del tutto, penserò io a tutto… ora andate, siete stanco… dovete celebrare la messa ed il vostro animo deve essere sereno… andate, monsignore…”
Ravus annuì ed andò via, vagamente rasserenato dalle parole di Izar.
Ma rimasto da solo il filosofo, una cupa espressione sorse sul volto, quasi alterandone i lineamenti.