Discussione: La Gioia dei Taddei
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Vecchio 21-06-2011, 20.09.18   #1454
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Guisgard cavalcava nella brughiera inquieta e spettrale.
La notte, poi l’albeggiare.
Un manto variegato di colori, tinte ed ombre mutevoli che parevano contorcersi e grugnire attraversarono ed animarono la desolata landa abbandonata.
Cavalcava sotto la Luna, appena spuntata nel primo chiarore diurno, che lo fissava muta ed enigmatica.
Il suo cuore era alla mercè di sensazioni ed emozioni difficilmente definibili.
Rabbia, angoscia, malinconia, solitudine ed inquietudine.
La brughiera gli appariva sterminata, come se non ci fossero limiti e confini a quella distesa di rocce, erba e melma.
Come se tutto il mondo ne fosse invaso.
E cercò allora con lo sguardo la sagoma di Capomzada.
La mitica città dei Taddei gli sembrò allora imprigionata in quel sinistro sepolcro secolare.
Perduta e remota in quella brughiera, Capomazda ciaceva ai suoi occhi senza nome, né splendore.
Immersa non più nelle sue imprendibili mura, ma in un destino primordiale e maledetto.
Come lui.
Anche lui si sentiva maledetto e condannato.
Da quando esisteva Capomazda?
Forse prima di Samasarca, forse prima di Babilonia, prima di Troia.
Ma erano i suoi valori ed ideali ad apparire a tutti eterni ed immutabili.
Valori che però, ora, sembravano essere stati vinti dalle forze del male.
Valori che apparivano ora, a qual cavaliere, incapaci di proteggerlo.
Guisgard e Capomazda sembravano condividere la stessa sorte.
Quella di essere maledetti.
Capomazda si era destata al nuovo giorno ed ora si apprestava ad accogliere il Crepuscolo, con tutti i suoi spettri e le sue paure.
Nel giungervi Guisgard avvertì una fitta al cuore.



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