Non correvo per non dare nell'occhio. Non volevo dare l'impressione di andare in un luogo preciso.
Ormai era scuro e solo la luce delle torce mi illuminava la strada.
Mi ero sistemata un velo sul capo e camminavo lungo il selciato.
La cappella era silenziosa. Non sembrava esserci nessuno nei dintorni.
Scostai lievemente il velo e, timidamente, spinsi la porta ed entrai.
Il profumo di incenso mi avvolse appena entrata. Le candele votive ardevano, spandendo nell'aria un piacevole profumo di cera.
Osservai l'altare.
Per un attimo la quiete di quel luogo mi avvolse, con la stessa forza suadente del profumo dell'incenso che bruciava.
"… del resto l’odio e l’amore hanno da sempre fatto girare questo mondo… ma tu non puoi saperlo… tu ignori cosa sia l’amore… e questa è la nostra forza… l’averlo bandito per sempre dalle nostre vite!"
Quelle parole riecheggiarono nella mente. Aveva ragione. Avevo asservito ogni sentimento alla ragione, alla necessità, a qualunque scopo mi prefiggessi. Ero così spaventata. Ogni volta che facevo un passo verso la vita, tornavo a nascondermi dietro le mie certezze. E l'unica certezza che conoscevo era me stessa.
In realtà non ero mai uscita da quella prigione illusoria in cui avevo passato la vita. L'avevo portata con me.
Provai quasi l'impulso di pregare, di gettarmi di fronte all'altare e rimanere lì, a galleggiare in quella quiete a pregare. Ma non potevo.
Mi avvicinai all'altare e iniziai a frugare, cercando il luogo dove fosse nascosta quella spada.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente.
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