Non sapevo cosa rispondere a quel bambino tanto compìto. Nonostante fossi madre, non avevo mai avuto veramente a che fare con i bambini, nemmeno col mio, visto che era un'altra donna a crescerlo. Il mio passato non mi aveva certo preparata a farlo. Con Uriel avevo un rapporto che certe volte mi sorprendeva, perché il richiamo del sangue era forte, mentre altre volte mi lasciava con un po' di amarezza, specialmente quando nei suoi occhi vedevo un bisogno che non potevo soddisfare. Io per prima dubitavo di potermi prendere cura di lui come una madre qualsiasi. Forse lui lo aveva capito, forse era rimasto deluso e amareggiato. Sapevo come ci si poteva sentire, da bambini, a porsi complesse domande sulla propria madre. Per molto tempo avevo accusato la mia di avermi lasciata senza combattere, mentre di lei avevo solo un ricordo confuso che scompariva in un nugolo di fumo. Forse Uriel pensava lo stesso di me.
"Guisgard ha prestato la sua spada per salvarne un'altra e insieme la vita di mio figlio..." risposi a Gavron, avvicinandomi. "Il mondo e l'animo degli uomini, Gavron, è agitato da numerose forze, che sono talvolta buone, altre cattive, altre ancora sono semplice mutamento... è importante che ci sia un equilibrio. Qui a Capomazda è a rischio questo equilibrio..." gli passai affettuosamente una mano tra i capelli. "Guisgard è una brava persona... potrebbe far sì che ogni cosa vada al suo posto..."
Per un attimo vidi un paio di luci brillare e svanire. Sfacciati, pensai.
"Forse è difficile da capire... non volevo confonderti le idee, ma non temere, non succederà niente di male." Mi domandai se lo dicessi per rassicurare me o lui.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente.
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