A quelle parole di Talia, Icarius sentì il suo cuore come fermarsi e la terra sotto i suoi piedi franare.
Layla sorrise di nuovo.
Un sorriso di soddisfazione unita ad astio, disprezzo, forse addirittura odio.
Un odio profondo che sembrava provenire da lontano.
Molto lontano.
Allora Icarius cercò lo sguardo dei suoi amici.
Soprattutto quello di Sayla.
“Ora vi prego di seguirmi, miei signori…” disse Layla “… che non si dica, come ha già insinuato qualcuno, che qui non vi sia degna ospitalità.” Fissò per un attimo Sayla con un sorriso sprezzante.
Li condusse così nel suo palazzo.
Per giungervi attraversarono il cortile, fiancheggiando il magnifico verziere.
Videro ovunque musici e giovani dame, fanciulli e superbi molossi, valletti ed esotiche odalische.
Uno scenario tanto fiabesco da risultare irreale.
Furono condotti in una grande anticamera, con mobilia di raffinatissimo gusto e meravigliosi ritratti alle pareti.
Armi e statue abbellivano quel luogo, mentre sul grande tavolo al centro vi erano vassoi colmi di frutta di ogni genere ed elisir di tutti i colori conosciuti.
“Guarda quella frutta…” indicò Lho a Sayla “… non può esserci in questa stagione dell’anno…”
Ad un tratto apparve loro Shezan.
“Avete ordini per me, mia signora?” Chiese a Layla.
“Si, puoi servire la frutta ai nostri ospiti.”
Così i nuovi arrivati poterono mangiare e bere dopo le fatiche di quel lungo viaggio.
Icarius per tutta la sera non tolse mai lo sguardo da Talia.
I suoi modi, il suo atteggiamento, persino ogni sua più piccola ed impercettibile espressione erano quelle che lui conosceva di lei.
E lui le conosceva tutte.
Come accade con il proprio quadro o libro preferito.
Come di una poesia letta sin da piccoli e rivisitata ogni qualvolta il cuore ricerca quelle sensazioni sopite fra i suoi versi.
Icarius conosceva quel volto perché lo aveva sognato ogni notte.
Dopo quel pasto, gli ospiti furono fatti accomodare sulla bellissima terrazza che si apriva al primo piano del sontuoso palazzo.
La quiete della sera avvolgeva ogni cosa, mentre il canto dei grilli, celati tra i cespugli fioriti, accompagnava l’incanto di quell’idilliaco scenario.
“Che luogo è questo?” Chiese Lho a Shezan. “In quale dominio ci troviamo? Chi è il signore di queste terre?”
Ma l’eunuco non rispose.
“Cosa c’è? Puoi parlare solo quando te ne da il permesso la tua padrona?”
“Si, mio buon guardiano.” Disse all’improvviso Layla che proprio in quel momento, accompagnata da Talia, li raggiunse sulla terrazza.
“Guardiano?” Ripeté Lho.
“Si, guardiano del vostro signore.” Rispose lei. “Non lo siete forse?”
“Avete fatto bene a rammentarlo, mia signora.” Annuendo Lho. “E lo sarò fino alla morte.”
Layla piegò lievemente il capo in segno di approvazione.
“Perché avete voluto che giungessimo qui?” Chiese Icarius.
“Perché, se non ricordo male, mi dovevate un fiore, milord.”
“E voi mia moglie.”
“Non è colpa mia se ella non ha atteso il vostro ritorno.” Rispose lei. “E voi sapete meglio di me che in amore le forzature e le costrizioni non servono a nulla.”
“Vorrei parlare da solo con mia moglie.”
Layla lo fissò.
“Vorrei parlare da solo con lei…” fece Icarius, quasi correggendosi, indicando Talia “… per favore, milady…”
“E sia.” Acconsentì Layla. “Ma solo in mia presenza.”
“Vi ringrazio. Milady…” rivolgendosi poi a Talia “… vorrei mostrarvi una cosa… potreste seguirmi?”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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