“Stasera vedo che avete voglia di parlare…” disse Guisgard sorseggiando il suo vino liquoroso “… sarà il vino, questo posto o la magia della notte di Capomazda?” Sorrise. “Molto bella quella storia… io non credo che sia triste… Aifa ha amato gli spiriti e dall’amore non può mai nascere il male… ma so già cosa state pensando!” La fissò divertito. “Sono un sognatore ed un romantico, vero? Beh, forse lo siamo un pò tutti, no? Tutti sogniamo… io, comunque, avrei fatto la stessa cosa degli spiriti…” fissandola senza più quel suo sorriso vagamente irriverente “… avrei atteso la notte per poterla vedere e poter parlare con lei…” finì il suo bicchiere di vino.
“Qualcosa di me…” aggiunse sdraiandosi sui variopinti cuscini sui quali erano seduti “… qualcosa che il vostro magico intuito non può sapere… vediamo… beh, potrei raccontarvi anche io una storia… una vecchia storia… di una donna follemente innamorata… che poi si ritrovò da sola ad allevare un bambino che gli ricordava ogni giorno ciò non poteva mai più avere… la Gioia… non so quante volte ho udito questa parola al mio arrivo a Capomazda… sembra un’ossessione… la Gioia…” restò un attimo in silenzio “… mia madre adorava i miei occhi… diceva che erano gli stessi di quelli di mio padre… forse per questo io invece li detesto…”