"Ti dirò... questa volta il tuo arrivo non è del tutto sgradito..."
Gli girai attorno. Non sentivo un briciolo di potere di lui. Era vuoto e inutile, come una marionetta. Era ora di tagliarne i fili.
"Ambasciator non porta pena... bè nel tuo caso faremo un'eccezione..." meditai su come eliminarlo. Presi il pugnale che portavo appeso alla cintola, ma ci ripensai. Non potevo pugnalarlo o semplicemente tagliargli la gola. Il sangue avrebbe sporcato ogni cosa, soprattutto i suoi vestiti. E quei vestiti mi servivano. Quindi lasciai cadere la mano dal pugnale al fianco.
Lui si voltò, guardingo.
"Ma forse potresti fare qualcosa..." e con un gesto rapido della mano gli ripulii la bocca sporca dal miele e dalle briciole. La sola idea era semplicemente nauseante, ma sarebbe bastato avvicinarmi a sufficienza da percepirne il respiro. Velocissima, come se stessi afferrando al volo una gallina nel pollaio, chiusi il suo volto tra le mie mani. "Sssh... silenzio!", ordinai.
Mi avvicinai e il suo respiro si congiunse col mio. Ci misi un po'. A un certo punto capii che era agli sgoccioli: il suo cuore, che prima batteva forte e rapido come un tamburo, batteva sempre più lentamente. Si stava quasi fermando.
Scacciai indietro ogni scrupolo e terminai.
Ricadde pesantemente sulla sedia.
Mi ricomposi.
"Ci servono i suoi vestiti, non potevamo semplicemente... infilzarlo..." biascicai, tentando di spiegarmi. Detestavo che qualcuno mi vedesse nutrirmi.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente.
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