L’uomo fissò Melisendra per qualche istante, poi si avviò verso la penombra che racchiudeva quel luogo.
Toccò un punto preciso della cappellina e questa si spostò verso sinistra.
Apparve allora un cunicolo sotterraneo e l’uomo fece segno di seguirlo.
Così Guisgard e Melisendra si calarono in quell’oscuro luogo che sembrava assumere sempre più i tratti dell’anticamera degli inferi.
Uno di quegli uomini aveva con sé una torcia che a stento illuminava la loro discesa.
Quando l’aria si fece più densa e viziata, giunsero in un piccolo antro.
Era semibuio ed umido.
Davanti a loro si mostrò allora un corridoio.
Lo imboccarono.
All’improvviso apparve una leggera luce in lontananza.
Proveniva da una piccola cella.
Giunti, vi trovarono un uomo dal capo coperto, intento a scrivere qualcosa su un grosso volume.
Nel vederli si alzò e si avvicinò al mendicante.
Lo fissò per qualche istante, per poi spostare il suo sguardo su Melisendra.
“La spada” disse rivolgendosi al mendicante “dov’è?”
Guisgard spostò le vesti e la mostrò all’oscuro signore.
“Dammela.”
Guisgard allora obbedì.
“Non ho più bisogno di te.” Fece l’oscura figura.
Guisgard restò sorpreso e si mostrò titubante sul da farsi.
“Vieni via con noi.” Disse uno di quegli uomini al mendicante.
L’oscuro signore cominciò ad esaminare Parusia.
“Si… è lei… è Parusia…” ammirando la perfezione del suo acciaio “… dov’è il cavaliere che era con te?” Chiese improvvisamente a Melisendra.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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