La strada era deserta.
La gente ormai stava poco fuori e la maggior parte del tempo lo trascorreva in casa.
Si spendevano meno energie e non c’era il pericolo di consumare più del previsto le provviste della cittadella.
Questa era diventata Capomazda.
E questa situazione favorevole aiutò Melisendra ad uscire di casa indisturbata, con Gavron sulle spalle.
Con prudenza la ragazza percorse le stradine che conducevano lontano dal centro abitato.
“Mamma…” disse all’improvviso Gavron stringendo con una manina una ciocca dei capelli di Melisendra.
Era semiaddormentato ed aveva il viso su una spalla della ragazza.
“Mamma…” mormorò “… ti voglio bene…”
Finalmente Melisendra giunse davanti alla casa di piacere.
Bussò e poco dopo qualcuno aprì.
“Cosa cercate qui?” Chiese la ragazza che aveva aperto la porta.
“Cosa succede, Daydala?” Giungendo un’altra ragazza.
“Questa donna…” disse Daydala all’amica, indicando Melisendra “… ma cos’ha? Ma è un bambino?”
Le due ragazze si abbandonarono ad una sonora risata.
“Oh, milady…” fece Daydala divertita “… credo sia ancora troppo giovane quel bambino per poter apprezzare ciò che offre questo luogo! Riportatelo qui tra qualche anno!”
“Ma forse, per allora, ci verrà con le sue gambe!” Aggiunse l’altra.
E di nuovo scoppiarono a ridere.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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