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Vecchio 11-07-2011, 01.57.01   #3866
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Sin da piccolo mi ha sempre affascinato la figura del torero…
Le grida della folla, il toro che carica, il rosso, la danza con la morte...
E molte volte nei giochi, come nei sogni, ho rincorso queste romantiche immagini…
E compagna di questi giochi, come dei giochi più belli, è sempre la mia margherita…


Come per ogni ricordo, anche a questo basta un colore, un suono, una sensazione per tornare e riprendere forma in questa calda notte d’Estate...
Ricordo il campetto dietro la scuola, dove le suore ci portavano, quando mancava l’insegnante di ginnastica, a giocare.
E quel campo diveniva così ogni volta la giostra dove duellavano i cavalieri, l’isola dei contrabbandieri, un porto sperduto negli sconosciuti mari del Sud, l’esotica e turbolenta Casablanca, una base spaziale o un’arena in cui sfidare la morte e conquistare la fanciulla dei propri sogni…
“Blanc si presterà al gioco? E’ un cane, mica un toro!” Disse il bambino che accarezzava il cane, mentre un altro gli legava sul collare due asticine colorate.
“Tranquillo, Blanc adora giocare” rispose Guisgard “e quando vede panni, coperte e lenzuola non sta più nella pelle! L’unico problema è che se ci strappa da mano il drappo rosso, dopo non lo restituirà più! Ecco, bello, sei perfetto!” Rivolgendosi poi al suo cane, mentre questo gli leccava le mani per gioco.
“Siete pronti con quel cane?” Chiese un altro bambino avvicinandosi ai due.
“Si, possiamo cominciare, Scanio.” Rispose Guisgard.
“Però non mi sento molto sicuro a giocare col tuo cane.” Obbiettò Scanio. “Chi mi dice che non mi morderà?”
“Blanc non morde mai nessuno.” Rispose Guisgard. “E quando vede un lenzuolo o simile non presta manco più attenzione a chi lo tiene in mano. Lo vuole per sé.”
“Le regole?” Chiese Scanio. “Sono quelle decise?”
“Ovvio.” Annuì Guisgard. “Le due asticine saranno sporche di pittura ed il primo fra noi che si macchierà avrà perso la corrida.”
“Va bene.”
“Oggi però non useremo pittura, essendo una prova.” Spiegò Guisgard. “Lo faremo la prossima volta.”
Il gioco cominciò e non mancava nulla per sognare le più grandi, pittoresche e affollate arene di Siviglia, Barcellona o Madrid.
I ragazzini erano divisi in due gruppi, uno capitanato da Guisgard e l’altro da Scanio, con molti altri accorsi a vedere ed incitare l’uno o l’altro aspirante matador.
Nel tardo pomeriggio quella sognante corrida terminò ed ognuno dei bambini ritornò a casa.
Tutti tranne uno, rimasto a giocare col suo cane.
“Sei bravo, sai.” Disse qualcuno.
Guisgard si voltò attorno un pò imbarazzato.
“Sono qui, sopra di te!” Chiamò quella voce.
Era una bambina affacciata dalla finestra di una delle case che davano sul campetto.
“Oh, ecco io...” farfugliò Guisgard.
“Sembravi così sicuro e bravo, ora invece t’imbarazzi!” Sorridendo la bambina. “Sai, mi sono divertita molto a guardarvi giocare. Siete bravi.”
“Come ti chiami?” Chiese Guisgard.
“Oreana.” Rispose la bambina. “E tu?”
“Guisgard e questo è Blanc.” Mostrando il suo cane.
“Si, ma è buffissimo vestito da toro!” Ridendo lei. “Ora però devo andare...”
“Domani ci sarai a vederci?”
“Forse si.”
E così passarono altri giorni, fra giochi e preparativi a quella che sarebbe stata, per quei bambini, la vera corrida.
Ed ogni giorno Guisgard ritrovò Oreana a vederli giocare.
Un pomeriggio lei scese e li raggiunse nel campetto.
“Vuoi vedere una cosa speciale?” Chiese Guisgard.
“Si, certo.” Rispose lei.
“Vieni con me, allora.”
“Dove?” Divertita lei.
La portò così in una grande casa.
“Guarda…” mostrò lui.
“Che cos’è?”
“Qui mia nonna prega ogni giorno.”
Era un altarino con tante immagini sante.
“Quanti Santi...” fissando l’altare lei.
“Questa è la Madonna addolorata, questo è Sant’Antonio, poi San Michele, Santa Lucia, Santa Rita...”
“Li conosci tutti?”
“Si, mia nonna, come detto, prega qui ogni giorno. In alto c’è il Crocifisso. Sai, ogni grande torero ha un altare simile, dove pregare prima della corrida... io conosco a memoria la preghiera che recitava sempre uno dei più forti toreri...”
“Mi piacerebbe ascoltarla...” sussurrò lei.
Guisgard allora si segnò e s’inginocchiò.
“Santa Vergine del Rosario del Divino Gaudio, Dolore e Gloria a voi mi affido, affinché io possa vivere un altro giorno per servire al meglio vostro figlio e mio Signore... Sacro Cuore di Gesù perdonaTe le mie colpe, preservaTeci dal fuoco dell’Inferno e portaTe in Cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della Vostra Divina Misericordia… Amen.”
“E’ bellissima…” sorridendo lei, dopo essersi anch’ella segnata. “Fare il torero dev’essere tanto bello quanto pericoloso... se io fossi la moglie di uno di loro è qui che passerei il tempo… a pregare, mentre lui è nell’arena...”
“Ma tu invece dovrai essere alla tua finestra...” disse lui “... ad applaudirmi.”
“Davvero? Vedo che sei sicuro di te!” Sorridendo lei. “Beh, gli altri potrebbero offendersi se farò il tifo solo per te.”
“Ma io però ti dedicherò la vittoria e ti lancerò il mio cappello.”
“Ed io ti lancerò un fiore.”
I due ragazzini tornarono al campo.
Giunto il giorno della corrida, tutto era pronto per l’atteso gioco.
Guisgard fissò continuamente la finestra di Oreana, ma nessuno si affacciò.
E prima di iniziare corse a chiedere informazioni alla signora che viveva al piano sotto quello della bambina.
“Ma sono partiti stamattina presto.” Rispose la signora. “E’ stato all’improvviso, perché suo padre, un carabiniere, è stato richiamato con urgenza.”
Il giocò, come sempre accade nella vita, cominciò lo stesso.
“Non voglio iniziare per primo!” Protestò Scanio. “Così dopo il cane sarà stanco e Guisgard avvantaggiato! Tireremo a sorte!”
“No, comincio io…” disse Guisgard.
E finito il suo giro, lasciò il campo senza attendere l’esito della sfida.
Tornò da sua nonna e questa gli disse di una ragazzina passata per lasciare una cosa per lui.
Guisgard raggiunse l’altarino della nonna e vi trovò sopra un fiore.
Il bambino lo prese e ne sentì il profumo.
“Ehi, Guis!” Entrando un altro bambino. “Scanio si è macchiato alla fine! La vernice gli ha sporcato una gamba! Hai vinto tu!”
“Si, lo so…” rispose lui, sorridendo malinconico “... ho vinto...” lasciando il suo cappello davanti al Crocifisso ed alla statuina della Vergine e portando con sé quel fiore.
E quel fiore, naturalmente, era la mia magica margherita.

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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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