Usciti da quel luogo, Guisgard e Melisendra si ritrovarono in superficie, nelle deserte e buie strade di Capomazda.
Ma Melisendra stava palesemente male.
“State davvero male…” disse il cavaliere avvicinandosi a lei.
Con gesto improvviso, ma deciso, la prese in braccio e la condusse via.
Ad un tratto qualcuno bussò con forza alla porta della piccola casa.
“Apri, vecchio!” Disse qualcuno da fuori.
“Chi è la?”
“Non riconosci nemmeno più la mia voce?”
“Padrone, siete voi!” Ed aprì subito la porta.
“Perché ci hai messo tanto tempo!” Disse Guisgard entrando con Melisendra in braccio. “Presto, questa donna sta male.”
“Chi è, mio signore?”
“Non sono il signore di nessuno!” Con fastidio Guisgard.
“Cosa è accaduto?”
“Non so, sta male…” rispose Guisgard “… dammi una mano…”
Il vecchio Diacono, che i nostri lettori hanno già incontrato tempo fa, indicò a Guisgard dove far coricare Melisendra e subito cominciò a far bollire alcune erbe.
Le toccò la fronte e controllò il suo pallore.
“Come sta?” Chiese il cavaliere.
“Questa donna è una succube o qualcosa di simile, mio signore…” mormorò Diacono “… consegnatela ai chierici e liberatevene… ella è cattiva fortuna per voi…”
“Ascolta, vecchio idiota!” Prendendolo per la camicia Guisgard. “Ora farai del tuo meglio per aiutarla o giuro che t’infilzo come uno spiedo!”
“Si, mio signore…”
Prese allora quelle erbe che aveva messo a bollire e preparò un estratto.
“Questo le darà un pò di sollievo, ma dovrà nutrirsi prima o poi, mio signore…”
Guisgard allora, sedendosi accanto al letto, fece sorseggiare a Melisendra un pò di quell’essenza e attese il suo risveglio.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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