Mi guardai intorno e la mia nausea crebbe.
Non avevo intenzione di consumare lì il mio pasto.
Passai oltre e mi incamminai lungo altre vie. Le stradine erano piccole, mi sedetti su una piccola scalinata e attesi che dalla stradina di fianco qualcuno svoltasse. La taverna era proprio lì dietro, da qualche parte.
Non sapevo quanto ci sarebbe voluto, ma mi fermai lo stesso.
Attesi pazientemente, riflettendo su come riuscire a fermarmi prima di causare la morte del mio piccolo pasto. Forse la voracità mi avrebbe sopraffatta.
Sentii rumore di passi sulla ghiaia. Passi incerti.
Sbirciai, scostando il mantello e vidi la sagoma di un uomo.
Mi alzai e lentamente gli andai incontro.
Non era necessario dire niente, non ci sarei riuscita. Mi sentivo debole e pallida.
Gli occhi, mi concentrai disperatamente su quelli e quell'uomo rimase in silenzio, mentre mi dissetavo.
Ad ogni respiro che prendevo per me, ogni sensazione di una serata, forse passata a giocare a dadi e forse a correre dietro a una servetta, mi sentii più forte. Era una sensazione di potere straordinaria. C'era tutta la sua vita in quella interminabile cascata di emozioni.
Mi staccai appena in tempo.
Barcollai indietro, come ubriaca.
Agli occhi del mondo non era stato più di un bacio appassionato.
Trascinai l'uomo, a terra svenuto, in un angolo e gli imposi di dimenticare.
Per un attimo tutto acquistò colore.
Mi incamminai zigzagando verso le strade appena percorse, fino a quando non mi fermai a osservare il cielo stellato. Ero di nuovo in me.
Sospirai per il sollievo.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente.
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