Icarius ascoltò il drammatico sfogo di Sayla quasi incredulo.
Quanto dolore, quanto pianto, quanta solitudine in tutta questa storia.
La Gioia dei Taddei…
Quel terribile ed inumano incanto teneva attanagliati non solo i nobili Taddei, ma tutti i protagonisti di quell’immensa tragedia.
Vi era qualcosa di oscuro, angosciante, inquietante che muoveva tutti loro, come marionette.
Qualcosa capace di portare nei loro cuori solo sofferenza.
“Sayla…” disse Icarius fissando negli occhi la ragazzina “… gli uomini sono il frutto più bello di un unico gesto d’amore. Quello stesso amore che anima l’intera creazione che ci circonda. Questo mi hanno insegnato e la felicità, una vita serena fatta di gioia ed amore sono un diritto per tutti coloro che calcano questo mondo. E tutto questo al di là del Dio che si invoca e che si prega. Nessuno di noi può essere legato ad un destino di morte! Nessuno! Siamo nati per altro, Sayla! Nessun dio può reclamare tanto alla sua creatura! Solo i demoni vivono per tormentare gli uomini ed i demoni possono essere vinti!” Respirò forte, come a voler trarre la forza per vincere tutto quel male che li circondava. “Se morendo, sacrificandomi, potessi liberare tute le persone che amo da questi tormenti, io lo farei. Se davvero la mia vita servisse a riscattare tutti voi dal vostro dolore, allora la cederei ora, davanti a Dio. Ma purtroppo la mia vita non sembra valere tanto…” esitò un istante, mentre i suoi occhi non lasciavano quelli di Sayla “… ma fino a quando questa vita animerà il mio cuore, io mi batterò per chi amo. Lotterò per strapparvi a tutto questo. Sayla… la tua condanna non può essere stata pronunciata da un dio, ma da un qualcosa di oscuro ed io lo combatterò. Troverò il modo di liberarti. Riscatterò il tuo sangue da questo orrore. Lo giuro su quanto ho di più sacro, amica mia.”
Ma appena finito di pronunciare quelle sentite parole, Icarius vide Sayla perdere conoscenza fra le sue braccia.
“Sayla!” Gridò il figlio di Ardross. “Sayla, cos’hai?”
La prese allora in braccio e la condusse al palazzo.
Qui raggiunse la stanza di Sayla e mise la ragazzina a letto.
“Chiamo Shezan…” disse un valletto.
“No, non voglio che nessuno di loro la tocchi.” Rispose Icarius. “Uscite ed avvertite i miei compagni di raggiungermi subito.”
Un attimo dopo giunsero Lho, Nishuru e Luna.
“Sayla ha perso conoscenza…” rivolgendosi a Luna “… cosa possiamo fare?”
“Milord, Sayla non è come le altre ragazzine e…”
“Non resterò con le mani in mano mentre tutto questo la consuma!” La interruppe Icarius. “Ora voglio sapere la verità.”
“Non sarà piacevole.” Rispose Luna.
“Ho le spalle larghe, il sangue nobile e diverse generazioni di eroi nel mio albero genealogico che se la sono sempre cavata contro le forze del male.”
“Eh, è proprio vero quel che si dice sui Taddei!” Esclamò sorridendo Nishuru.
Luna fissò Nishuru, poi Icarius e sospirò.