“Si, Sayla, non ho altra scelta.” Disse Icarius. “Devo affrontare quella prova. E’ l’unico modo per riavere Talia…” fissò allora Layla “… stanotte…” tornando a guardare la ragazzina “… sangue animale…” ripeté chinando il capo.
In realtà Icarius era in pena per Sayla.
Aveva paura di questa natura oscura celata in lei.
Sayla allora si rivolse proprio alla padrona di casa e questa annuì alle parole della ragazzina e diede ordine di servire la cena.
Tutti loro si sedettero a tavola, ma Icarius non toccò nulla.
Fissava continuamente il posto vuoto di Talia.
“Milord…” disse all’improvviso Layla “… non è forse di vostro gradimento la cena? O forse è la compagnia che vi infastidisce?”
“Non ho molto appetito stasera, milady.” Rispose Icarius. “Quanto alla compagnia, fortunatamente, a questa tavola ci sono anche i miei compagni e questo mi rincuora da altre forzate presenze con le quali sono costretto a condividere questa cena.”
Layla sorrise.
“Rallegratevi, domani lascerete questo mondo ed i suoi mali.”
“Siete tanto certa che perirò affrontando la vostra prova?”
“Oh, ma io faccio il tifo per voi, milord.” Rispose Layla. “Rammentate? Siete il mio campione ed entrambi abbiamo da guadagnare dalla vostra vittoria.”
Il suo tono era beffardo e tradiva un profondo disprezzo.
“Chiedo scusa a tutti voi, ma voglio restare da solo…” disse Icarius alzandosi in piedi.
“Non è molto cortese, nobile Taddei, ma prego… nessuno vi imporrà la nostra compagnia.” Con un sorriso Layla.
Uscito fuori nel cortile, Icarius cominciò a camminare nervosamente davanti al palazzo.
Fissava il Cielo, con le sue stelle scintillanti e la sua enigmatica Luna.
“Dove sarai?” Si domandava. “Chissà se mi starai pensando… io non posso fare altro che pensarti…” tormentandosi il signore di Capomazda “… Talia… domani finalmente… domani tutto finirà… qualsiasi sia il verdetto di quella prova…”
“Avete paura, milord?” Chiese all’improvviso qualcuno emerso dal buio di quella notte.
“Nishuru, siete voi…”
“Si, milord.” Annuendo l’amico di Sayla. “Mi sono sempre chiesto, quando recitavo le ballate degli antichi eroi, se anche loro avessero mai avuto paura alla vigilia delle loro imprese.”
“Ah, loro non so, ma io credo di averne tanta di paura.” Sospirò Icarius.
“Siete diverso dagli altri nobili che ho conosciuto.” Sorridendo Nishuru. “Il vostro portamento, i vostri modi, non sono diversi, ma nei vostri occhi non vi è superbia, né orgoglio.”
“Immagino che gli eroi di cui cantavate fossero molto più degni di me.”
“Milord, io credo che l’eroe sia un uomo particolare…” rispose Nishuru “… è il coraggio che li distingue dagli altri loro simili… ed essere coraggiosi non vuol dire non aver paura… ma vincerla.”
“Grazie, amico mio.” Sorridendo Icarius.
“Forse dovreste andare a dormire, mio signore.” Fece Nishuru. “Domani vi attende un’impresa non da poco.”
“Grazie, ma resterò ancora un po’ qui…” fissando il Cielo Icarius “… non so perché, ma ho la sensazione che anche mia moglie stia guardando ora questo magnifico Cielo…”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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