Fissavo il cielo da non sapevo più quanto tempo ormai... avevo visto il sole alzarsi e compiere il suo giro per poi calare all’orizzonte, oltre il giardino e la selva che circondava il castello. Avevo osservato il tramonto, ogni minuscolo spostamento, ogni bagliore, ogni nuova sfumatura di colore, poi il buio, la luna e le stelle... migliaia di stelle... proprio come quella sera con Icarius...
Icarius...
Sospirai e mi mossi leggermente, in modo da poter vedere uno spicchio più ampio di firmamento, chiedendomi dove fosse lui e se anche lui lo stesse guardando...
E ben presto, immobile e con la mente lontana da lì, completamente legata ad un cavaliere dagli occhi quasi trasparenti, persi la cognizione del tempo.
Non sapevo per quanto tempo ero rimasta in quella posizione, ma doveva comunque essere molto tardi quando la porta si aprì di nuovo e Shezan entrò nella stanzetta.
Entrò con un vassoio tra le mani e lo poggiò di fronte a me, io non mossi un muscolo e non parlai, non ringraziai né mutai espressione del volto... mi limitai a fissarlo con lo sguardo più gelido e inclemente che avevo, puntai i miei occhi freddi su di lui e non lo lasciai neanche per un istante finché non uscì di nuovo, gettandogli silenziosamente addosso tutto il mio disprezzo e il mio altero contegno.
Shezan richiuse la porta a chiave dietro di sé ma io continuai a non muovermi, quasi non respiravo... tesi le orecchie e udii distintamente i suoi passi pesanti allontanarsi lungo il corridoio, poi scendere le scale... e fu allora che udii un altro rumore: avevo visto un’ombra muoversi vicino alla porta quando Shezan l’aveva aperta, ma non le avevo prestato attenzione, per non richiamare l’attenzione dell’eunuco in quella direzione... in quel momento però udii dei passi provenire da appena fuori la mia porta chiusa, erano passi più leggeri e rapidi di quelli di Shezan ed ero abbastanza certa appartenessero a quella stessa ombra che avevo veduto.
Esitai un istante poi mi alzai, aggirai il vassoio senza degnarlo di uno sguardo e mi accostai alla porta con passo leggero. Qui mi inginocchiai, avvicinai l’orecchio al legno malsano e rimasi in ascolto per un momento... ero certa che vi fosse qualcuno lì, ne percepivo la silenziosa presenza... così, dopo appena un istante, mi feci coraggio e portai la bocca vicinissima al battente...
“Chi c'è?” mormorai “Che cosa vi porta quassù?”
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** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
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