Melisendra era visibilmente scossa.
Era pallida e parlava nervosamente.
“Cercate di non perdere la testa…” disse Guisgard controllando ogni palmo di quel luogo “… se c’è un modo per uscire lo troveremo…”
Intanto, le candele stavano per consumarsi.
“Si, avete ragione…” fece il cavaliere “… dal soffitto gocciola dell’acqua… ma sono solo poche gocce che penetrano da piccole fessure nella roccia… bisognerebbe capire dove la roccia è più debole e friabile…”
Si guardò attorno.
“Eppure questa melma deve pur formarsi da qualche parte…” mormorò.
Poi si accorse che alla base della nicchia, la roccia era abbondantemente bagnata.
Avvicinò allora la candela alla nicchia, per sfruttare gli ultimi istanti di luce.
“Melisendra, ascoltatemi…” disse all’improvviso “… forse dietro la nicchia vi è un canale o qualcosa del genere… è rischioso ma non abbiamo molta scelta… cercate un arma su qualcuno di quei cadaveri e cominciate a fare come faccio io…”
Guisgard cominciò a frantumare, per quanto poteva, la roccia bagnata con la punta di Parusia.
“Scegliete un punto e colpitelo senza sosta…” indicò alla ragazza “… anche se vi sembrerà di fare il solletico a quella roccia, voi continuate senza fermarvi… battete con la punta della vostra arma sempre sullo stesso punto… tra qualche istante si spegnerà anche l’ultima candela, quindi cercate di imparare a memoria dove si trova il punto che avete cominciato a frantumare… avanti, forza! Volevate uscire per rivedere vostro figlio, no? Datevi da fare allora!”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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