Melisendra, vinta la paura, finalmente saltò.
Sarebbe sicuramente scivolata sul bagnato e viscido bordo del canale, se Guisgard non l’avesse presa.
Per un istante il cavaliere restò a fissarla, tenendola fra le braccia.
Arrivò quasi a sfiorarle le labbra con le sue, mentre solo lo scorrere dell’acqua, lento ma costante, rompeva il silenzio intorno a loro.
“Non era poi tanto difficile saltare, no?” Disse sorridendo il Cavaliere.
L’aiutò a tenersi contro la parete rocciosa e ripresero il cammino.
“Risaliamo nella direzione opposta allo scorrere dell’acqua…” mormorò Guisgard “… dovremmo ritrovarci così in breve tempo fuori da questo posto.”
E dopo un po’ infatti intravidero una luce.
Raggiunta quella luce, trovarono una vecchia grata a sbarrare il passaggio.
Era consumata dal tempo e dalla ruggine e non fu difficile rimuoverla.
Guisgard si arrampicò fino ad uscire da quel piccolo pozzo e poi aiutò Melisendra a fare altrettanto.
“Dobbiamo trovare un posto in cui possiate cambiarvi d’abito…” fece con un sorriso guascone il cavaliere “… avete delle bellissime gambe, milady, ma credo potrebbero attirare un po’ troppo l’attenzione e noi non possiamo permettercelo ora.” Facendole l’occhiolino.
Le strade di Capomazda sembravano deserte ed un fetido di marcio era diffuso nell’aria.
I due si incamminarono tra strette stradine laterali, per non attirare l’attenzione, fino a quando videro un carro attraversare la strada.
Su di esso vi erano cadaveri ammassati gli uni sugli altri.
Era seguito da alcuni uomini vestiti di nero e da diverse donne che piangevano e si lamentavano.
Erano le vittime delle acque inquinate dagli assedianti.
La morte aveva già cominciato ad attraversare le strade di Capomazda.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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