Talia rammentò ogni cosa.
L’ingresso improvviso di Shezan ed il suo risveglio in quella stanza.
Questa era più piccola di quella dove era stata chiusa poco prima.
Era una sorta di mansarda costruita sopra la precedente stanza, attraverso un tetto a cassettoni.
Non presentava porte o altri accessi visibili ed era più spoglia e scomoda dell’altra e come quella anche questa aveva un’unica finestra che dava sul cortile.
Talia sentì allora delle voci ed un nitrito.
Era quello di Matys.
Si affacciò alla finestra e vide Icarius pronto per affrontare la misteriosa prova.
“Senza amore si vive invano
e io ce l’ho scritto sulla mano.
Un cavaliere vero per l’amore
si fa spaccare pur anche il core.
Eppure se, gioia mia, t’amo tanto
devo andare senza aver rimpianto.
Chiedo perdono dei sospiri delle pene,
amor mio, Dio sa che sei il mio solo bene.
Col pianto nel cuor mi devo ora rassegnare
a farti solo una carezza perché devo andare.”
Recitò Nishuru mentre l’Arciduca si avviava a partire.
Un attimo dopo il cantore tornò dagli altri suoi compagni.
Talia, nel vedere Icarius, avrebbe voluto gridare e chiamarlo.
E forse gridò davvero.
Forse con tutto il fiato che aveva in corpo.
Ma era troppo in alto per essere udita.
Eppure il vento sembrò portare con se l’eco della sua voce fino a sfiorare il volto di Icarius.
L’Arciduca allora alzò lo sguardo verso l’alto, ma tutto sembrava tacere.
Anche la Luna.
Layla gli si avvicinò dicendogli qualcosa.
Poco dopo finalmente Icarius entrò nel verziere e svanì in quella lussureggiante vegetazione.
Ma un istante dopo Talia udì dei rumori provenire da sotto il pavimento.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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