Discussione: La Gioia dei Taddei
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Vecchio 22-07-2011, 04.27.35   #1985
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Cavaliere della tavola rotonda
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Le ombre del crepuscolo si addensavano intorno al cavaliere ed al suo cavallo.
Il vento con un gemito accarezzava le cime degli alberi e destava appena quella lussureggiante macchia verde dagli incanti che la sera portava con se.
Pian piano l’imbrunire copriva quel bosco, mentre il bagliore lontano, oltre le nuvole che si raccoglievano lungo l’orizzonte, del Sole morente illuminava ogni cosa intorno ad Icarius e Matys.
Ad un tratto l’Arciduca giunse in una radura irregolare, nella quale il sentiero si allargava sensibilmente.
E ad osservare quel dorato tramonto vi era una donna.
Era bionda e pallida, con occhi vispi e languidi ed indossava una lunga tunica stretta in vita di un tenero rosato.
Aveva fra le mani una piccola tela su cui stava raffigurando un pastorale scenario nel quale prendevano forma due giovani amanti.
“Salute a voi, milady” Salutò Icarius.
La donna sorrise e rispose con un cenno del capo.
“Potreste indicarmi dove…”
“Un momento, cavaliere.” Fece lei, interrompendolo. “Risponderò a quanto chiedete, ma prima devo domandarvi una grazia.”
“Ditemi, milady.”
“Devo terminare questo quadro e sono giunta ad un punto morto.” Spiegò la donna. “Il paesaggio mi è ispirato da questo splendido crepuscolo, ma non riesco a dare un volto ai due amanti della mia tela.”
“Siete un’artista, mia signora?”
“Si… sono La Maestra delle Imprese di Amore e devo terminare questo quadro prima della festività dell’Assunta.”
“Come posso esservi utile?” Chiese Icarius.
“Siete giovane e sicuramente avete amato.”
Si, mia signora.” Annuendo Icarius. “In verità amo tutt’ora e amerò per sempre.”
“E chi è la fortunata, messere?” Domandò sorridendo la donna.
“In realtà sono io ad essere fortunato.” Rispose Icarius. “La donna che amo è mia moglie.”
“L’amate molto, vedo.”
“L’anteporrei a qualsiasi altra donna.”
“Allora un cuore come il vostro non avrà difficoltà a suggerirvi il volto di una bella fanciulla.” Disse la donna. “Descrivetemelo ed io lo riporterò sulla mia tela.”
“Non sono un artista, milady.”
“Credete? Ogni innamorato è un artista.”
Icarius allora chiuse gli occhi e cominciò a descrivere il volto per lui più amato.
“La vedo… ha lungi capelli di un castano chiaro simile al colore che il grano maturo assume all’imbrunire, quando le ombre della sera avvolgono la campagna, mettendo in risalto gli ultimi bagliori lasciati dal Sole morente.” Sussurrò l’Arciduca. “I suoi occhi sono simili a quelle gocce d’ambra che i marinai di Ceylon utilizzano come dono votivo alla sposa prediletta di Krishna e dalla quale ricevono straordinarie grazie. Il suo volto invece… non è facilmente descrivibile, sebbene è impresso così bene nei miei occhi… ogni volta che lo vedo assume un’espressione diversa, nuova… come la campagna di Provenza, tra il verde delle viti e il profumo di lavanda, o come quei giardini d’agrumi delle isole del Sud, dove i colori della terra sembrano unirsi alla luminosità del mare e ai riflessi del Cielo… si crede di aver visto ogni meraviglia di questo mondo, eppure si resta poi incantati dalle alte e levigate scogliere della Magna Grecia, dove spumose onde disegnano la roccia da millenni con il loro impeto… così è il volto di lei… di una bellezza indefinita e mutevole… come i sogni, sempre nuovi, che si fanno ogni notte…”
“Parlatemi del suo sorriso…” disse la donna “… sorride ella?”
“Oh, si…” rispose Icarius “… ella sorride sempre… ed in quel sorriso vi è la felicità di tutto il mio mondo, la mia più grande Gioia… un sorriso che sa illuminare il cuore come solo il Sole può fare con la terra…”
“Siete un poeta, milord?”
“Io? Oh, no… no, mia signora… sono solo un uomo innamorato…”
“Ed io allora vi affiancherò nel mio quadro con la bellissima donna che mi avete descritto…”
Icarius sorrise.
“E nessuno potrà dividervi.”
E a quelle ultime parole dell’artista, l’Arciduca sentì una profonda tristezza.
“Si…” mormorò “… almeno saremo uniti in quel quadro…”
“Cosa volevate chiedermi poco fa?”
“Si.” Fece Icarius. “Devo raggiungere il luogo dove si terrà la Dolorosa Costumanza. Potete aiutarmi a trovarlo?”
“La Dolorosa Costumanza…” ripeté la donna “… non credo di conoscere quella prova, ma non si dovrebbe preservare ciò che porta un nome tanto triste… vi consiglierei di desistere dal volerla risolvere, mio signore. Siete un uomo fortunato. Tornate da vostra moglie.”
“E’ per lei che devo affrontare quella prova.”
“Allora seguite il sentiero.” Indicò la donna. “Alla fine di esso troverete ciò che cercate.”
Icarius ringraziò, salutò poi la donna e riprese il suo cammino.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO

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