Per il Cielo ormai spento nel crepuscolo, sospinte da un fresco ed asciutto vento, correvano sulle cime dei monti lontani, mescolandosi e confondendosi, eteree masse nuvolose che lasciavano cadere cupe e lunghe ombre indefinite lungo l’orizzonte.
Chi mai poteva vegliare in quell’ora sconsacrata nel verziere?
Quali ombre si celavano fra quella vegetazione sempre più opprimente che dominava incontrastata in quel luogo incantato?
Queste cose si domandava Icarius, mentre, seguendo il sentiero, penetrava sempre più in profondità in quel lussureggiante scenario.
Ad un tratto scorse una sagoma sul sentiero.
Era un ragazzino scarno e vestito con abiti consumati e malandati.
Stava accanto ad un piccolo carretto trainato da un asinello.
“Salute, mio giovane amico.” Salutò l’Arciduca.
“Salute a voi, cavaliere.”
Il ragazzino stava riparando alcune marionette ammassate in un baule sul carretto.
“Sei un burattinaio?” domandò Icarius.
“No, mio signore.” Quasi risentito il ragazzino. “Io sono il Maestro delle imprese di Amicizia.”
“ Oh, chiedo a te scusa per il malinteso.” Sorridendo Icarius. “Queste marionette sono molto belle.” Osservò il taddeide. “Le hai fatte tu?”
“Si, milord.” Annuì il ragazzino. “Sono per lo spettacolo che celebrerà la fine dell’Estate.”
“Che spettacolo metterai in scena con queste tue marionette?”
“Una tenzone poetica fra i paladini di re Carlo, signore dei Franchi.”
“Davvero notevole!” Esclamò Icarius.
“Ma sono nei guai…”
“Perché?”
“Perché ho finito la stoffa e devo ancora cucire le vesti dell’ultima marionetta.” Rispose il ragazzino. “Ma non ho più denaro.”
“Quale marionetta ti è rimasta da vestire?” Chiese Icarius.
“Quella di Oliviero, l’amico di Rolando, milord.”
Icarius allora, mosso a compassione, si slacciò il mantello.
“Usa questo e vedrai che saprà essere adatto al tuo lavoro.” Porgendogli il mantello.
“Ma è preziosissimo, mio signore!” Esclamò il ragazzino. “E’ sprecato per una marionetta!”
“Servirà a vestire uno dei paladini di Francia.” Facendogli l’occhiolino Icarius. “Quale uso migliore potrebbe avere, dunque.”
Il ragazzino ringraziò e baciò le mani del taddeide.
“Dai, smettila.” Fece Icarius. “Piuttosto, se vuoi aiutarmi, indicami dove si terrà la Dolorosa Costumanza.”
“E cosa sarebbe?”
“Possibile che nessuno la conosca!” Esclamò turbato l’ardeide. “Si tratta di una prova, di una sorta di sfida.”
“E vi hanno indirizzato qui, milord?”
“Si, dicendomi di seguire sempre il sentiero.”
“Allora percorretelo tutto, non manca molto.” Indicò il ragazzino. “Probabilmente alla fine troverete ciò che state cercando.”
Icarius ringraziò il ragazzino e dopo avergli augurato buona fortuna per il suo spettacolo riprese il cammino.
Percorse un folto tratto del verziere, sempre più simile ad un incolto bosco, per poi ritrovarsi finalmente alla fine del sentiero.
Questo terminava in una piccola conca tra due collinette.
L’eroe capomazdese si guardò intorno, ma non vide nessuno.
Ma proprio in quel momento si accorse, sulla sommità della collinetta posta a Nord, di un’antica tomba di marmo.