Gouf fissò Melisendra senza tradire emozioni.
I suoi occhi neri, il suo spettrale pallore ed il suo viso erano una maschera di enigmatica impenetrabilità.
Alle minacce di Melisendra prese un tizzone dal braciere e lo strofinò contro il suo stesso volto.
“Credi davvero che il fuoco o il dolore possano spaventarmi?” Fissandola come se non avvertisse alcun dolore.
Fissò per un istante Uriel e poi tornò a Guardare Melisendra.
Si avvicinò e con un gesto improvviso quanto fulmineo l’avvolse nel suo mantello nero.
“Non siete una donna, né tanto meno una madre…” disse Guisgard fissandola “... cosa farete quando dovrete nuovamente nutrirvi? Ucciderete davanti a vostro figlio?”
“Siete come la mia mamma…” mormorò Gavron addormentato sulla spalla di Melisendra.
“Avanti, Melisendra…” fece l’oscuro signore “... diglielo che verrai con me di tua spontanea volontà...”
“Il fuoco non mi spaventa…” disse Gouf avvicinandosi alla ragazza “… e nemmeno il dolore...”
In quel momento Melisendra aprì gli occhi.
Avvertiva un lieve capogiro, ma un attimo dopo riuscì a ricordare ogni cosa.
Si guardò allora attorno, cercando suo figlio.
Era accanto a lei, addormentato.
Ma erano entrambi incatenati ad un palo conficcato nel terreno.
E non erano soli nella tenda.
Seduto su un seggio a pochi passi da loro vi era Gouf.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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