Quella scoperta era stata agghiacciante.
Quelle tombe ed i nomi incisi su di esse.
Tutti loro si voltarono a fissare Morgan, mentre il bambino li guardava stupito, con i suoi occhi carichi di candore ed innocenza.
Poi Talia corse ad abbracciarlo.
Lo teneva fra le sue braccia e lo cullava.
“Che io sia dannato…” mormorò Lho “… tutto questo è assurdo… è un incubo… non può essere…”
“E’ un incanto.” Gli fece eco Nishuru. “Un sortilegio. E noi ne siamo intrappolati. E’ dunque questa la Gioia dei Taddei?”
“Io voglio seguire il sentiero delle lance e raggiungere il mio signore!” Esclamò Lho. “Tutta questa storia è un’enorme trappola! Voglia il Cielo che non sia troppo tardi per sua signoria…”
Luna si avvicinò ancor più a quelle tombe e le osservò tutte.
“Ne sento il lamento…” mormorò chiudendo gli occhi ed abbandonandosi alle energie di quel luogo “… ne avverto chiaramente il tormento… in questo posto vi è solo tanto dolore e sofferenza…”
“Vi è anche tanta malvagità!” Replicò Lho.
Morgan aveva la testa adagiata sulla spalla di Talia e con le sue braccine cingeva il collo della Granduchessa.
I lunghi capelli di lei sfioravano ed accarezzavano il viso del bambino, che sembrava tranquillo ed estraneo all’angoscia che invece attanagliava tutti loro.
Ma all’improvviso Morgan si voltò di scatto.
“E’ davvero spiacevole che siate giunti in quest’angolo del verziere, miei signori.” Disse Shezan. “Si, davvero spiacevole… per voi.”
L'eunuco era affiancato da diversi valletti che in breve circondarono tutti loro.
Lho allora fece qualche passo in avanti, mettendosi davanti ai suoi compagni.
“Non osare avvicinarti, maledetto.” Intimò all’eunuco e portando la mano sull’elsa della sua spada. “Sin da quando siamo giunti in questo dannato posto ho sentito la voglia di darti una lezione…”
“Allora vi darò l’occasione che cercavate, mio signore…” rispose Shezan, prendendo la sua micidiale scimitarra.