Citazione:
Originalmente inviato da Drusus
Gentile Guisgard, a grato accolgo le Vostre parole colme di piacevole affetto.
Marzia, pria che Vossignoria me lo dimandi, è una dama a me assai cara, talmente cara ch' ei dedicato e dedico ancor oggi, versi e sogni, spero belli, spero etterni. Cognosco esta dama da quand' ero infante e mai niuna, com' ella, suscitò in me immenso amore,immenso sgomento,paura e letizia.
Attendo, a Vostro piacimento de tempo, qualsivoglia dimanda Vossignoria voglia dimandarmi.
Nel mentre una bona iornata et un bono et felice proseguimento,
et ancor una fiate, Mille Grazie
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Amico mio, bastano queste parole per descrivere il vostro animo ed il vostro cuore.
E ora ben comprendo da dove vi giunge questa straordinaria ispirazione, mio buon bardo.
E credo di poter dire che ben poche muse ed eroine possono definirsi fortunate come la vostra Marzia

Ma visto che mi concedete il privilegio di domandarvi di quella bellissima poesia, io ne approfitterò

Vi è una ricca e preziosa produzione poetica della Spagna Mozarabica, dove si ama proprio cantare e descrivere la distanza che il poeta sente verso la donna amata.
E la vostra poesia "A Marzia" mi ha ricordato proprio quella raffinata tradizione lirica.
Se i primi versi, come detto, mi hanno affascinato, questi ultimi invece mi hanno incuriosito:
"Sei la paura ch’ eo aggio
Nel sapermi non adatto
De lo cuor tuo ai servigi,
Di non sere chi prediligi."
In tutta la poesia traspare una malinconia neanche troppo velata.
Marzia appare sfuggente, astratta, eterea e chi parla ha paura.
Ma da questi versi non mi è ben chiaro il tipo di paura.
Il poeta ha paura di non essere adatto per servirla, oppure teme di non essere colui che invece lei predilige e quindi ama?
O, forse, crede di non poter incarnare l'ideale prediletto da lei?
E questa sua paura in qualche modo deriva dall'atteggiamento di lei?
Perdonatemi, messer Drusus, se vi ho rubato tempo e spazio.
Ma sono veramente colpito da ciò che anima questa poesia