Posai il bicchierino vuoto sul tavolo, non senza che un tremito mi attraversasse e facesse quasi vacillare il delicato cristallo.
"Intendete dire che la Guardia Repubblicana potrebbe venire ad arrestarmi?" Mi tolsi il velo scuro e lo posai sul bracciolo della poltrona. "Ma io... io non ho fatto nulla... questa rivoluzione... che c'entro io con tutto questo?" Sospirai.
"Dovrei rassegnarmi e raggiungere la mia famiglia... il mio posto è con loro."
Sfiorai la collana al mio collo, da cui pendeva una foglia d'edera cesellata in oro zecchino. Tutti i membri della mia famiglia ne portavano uno simile al collo. Io lo portavo nascosto tra le vesti. Mi infondeva coraggio.
"Mio padre stava conducendo una trattativa per farmi sposare un gentiluomo straniero, ma è stata bruscamente interrotta dagli eventi... e ora ho perso ogni cosa. Non posso nemmeno pronunciare il mio nome per il timore che orecchie nemiche possano udirlo. Mi chiamano Madame Lambrois... posso solo ringraziare il Cielo che mio padre non possa assistere a questo scempio!"
Lanciai un'occhiata a Giselle e, esitando, mi versai un bicchiere d'acqua fresca. Non avevo bisogno di irritarla con un comportamento poco femminile come quello di imprecare e bere liquore.
Strinsi la foglia d'edera tra le dita e mi mordicchiai un labbro, pensierosa.
"Non posso rassegnarmi... non posso credere che tutto possa finire così..." mormorai tra me e me.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente.
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