Discussione: Il Giglio Verde
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Vecchio 10-09-2011, 05.31.15   #194
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
La mattinata era luminosa e profumata dall’aria di Primavera.
Padre Adam era chino al suo tavolo da lavoro, dove passava molto del suo tempo a leggere e a scrivere.
Ma quella mattina era impegnato in qualcosa di molto diverso.
“Padre Adam! Padre Adam!” Gridò qualcuno. “Padre Adam, presto!” Ed entrò uno studente.
“Ah, fermo dove sei!” Fece il chierico senza voltarsi. “Sono impegnato… recita prima il Vangelo secondo Matteo… 16, 18…”
“Io ti dico, tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la Mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.” Recitò lo studente.
“Ora in latino.” Disse padre Adam.
Lo studente sbuffò.
“Avanti!” Esclamò il chierico.
“Et Ego dico tibi... tu es Petrus et super hanc pectram aedificabo Ecclesiam Meam... et portae inferi non praevalebunt adversum eam…”
“Bene, puoi parlare ora…”
“Padre, il paese sembra impazzito…” teso lo studente “… anche nell’università... credo stia per accadere qualcosa…”
“Guarda…” lo interruppe il chierico.
“Un vaso di terracotta…”
“Si e dentro è seminato un qualcosa di particolare, portentoso...” sorridendo il chierico “… un fiore…un fiore speciale, unico... promettimi che lo proteggerai, ragazzo mio... promettimelo...”
“Si… lo prometto...” rispose lo studente senza però comprendere bene le parole del chierico.

“Allora, milord, come sono andate le vostre vacanze in Italia?” Domandò il vecchio aristocratico, destando il suo compagno di viaggio da quel suo ricordo. “Se non sbaglio… nel Granducato di Toscano, vero?”
L’altro aprì di colpo i suoi occhi azzurri e lo fissò per un istante.
“Si, sono stato in terra di Toscana, lord Buttleford…” rispose, cambiando espressione ed assumendo un’aria di sufficienza “… e devo dire di essermi rilassato…”
“Eh, immagino…” sospirò Buttleford “… l’Italia è sempre il giardino d’Europa.”
“Già, ma la trovo alquanto caotica per i miei gusti…” sbuffando il nobile “… temo che la prossima volta sceglierò un qualche sperduto territorio, in Turchia magari…”
“Tra gli infedeli!” Esclamò Buttleford. “Per Giove, ragazzo mio, allora da cacciatore sarete preda!”
“Credete davvero che i turchi siano più esagitati degli italiani, milord?”
“Non lo sono?”
“Ah, non lo so…” annoiato il nobile “… di sicuro so che gli italiani, in fatto di chiasso e confusione, non sono secondi a nessun popolo…”
“Però le donne italiane sono belle, vero?”
“Vi dirò, essendo quel felice paese diviso in stati e staterelli, tra una dominazione e l’altra, i suoi abitanti si sono ben differenziati nei secoli… così le donne di Sicilia sono simili nei colori e nelle passioni a quelle arabe, mentre quelle di Napoli hanno più l’immagine delle bellezze greche… di quelle romane vi consiglierei le popolane, calde e passionali, e di evitare invece le nobildonne, troppo scaltre ed interessate ai giochi di potere… salendo ci sono quelle toscane, disegnate dal Buon Dio come gli artisti di quella terra facevano con le loro opere, ossia candide, delicate e dai modi poetici, ma animate dalla stessa forza che accende il loro variegato idioma… poi ci sono quelle lombarde, un po’ gotiche, un po’ longobarde ma molto passionali nell’intimità… infine, nell’estremo Nord, le friulane che all’apparenza sembrano fredde come il loro clima, sono in realtà capaci di grandi ed intensi slanci.”
“Per bacco, ragazzo mio, sembra che voi abbiate conosciuto tutte le donne italiane!” Esclamò Buttleford. “Mi chiedo allora come facciate a dedicarvi anche alle vostre battute di caccia! A meno che le vostre prede siano tutt’altra cosa che daini, caprioli e fagiani!”
“Oh, non credete, milord…” sbadigliando il nobile “… sono solo un attento osservatore del mondo… ed a furia di osservare ho perso interesse per gran parte delle cose che mi circondano.”
“Eh, avessi io la vostra età!” Scuotendo il capo Buttleford. “Altro che caprioli e fagiani! Darei la caccia solo ad avvenenti dame! Che siano inglesi, francesi, italiane o spagnole!”
Ad un tratto la carrozza si fermò di colpo.
“Cosa accade?” Chiese Buttleford.
Un uomo allora si avvicinò e parlò ai due passeggeri.
“Vogliate perdonarmi, miei signori.”
“Mc Kintosh!” Sorpreso il nobile. “Cosa succede?”
“Milord, purtroppo alcuni lavori lungo la strada hanno bloccato il passaggio verso il Belvedere.” Spiegò Mc Kintosh.
“Ed io come farò ad arrivare al palazzo?” Domandò seccato il nobile.
“Milord, ho provveduto a procurarvi un cavallo.” Rispose Mc Kintosh. “Taglierete la campagna e sarete in breve tempo al palazzo del Belvedere.”
“E così…” fece il nobile scendendo dalla carrozza “… dopo un lungo e faticosa viaggio, devo pure mettermi a cavalcare per la campagna inglese… ah, assurdo, assurdo… passi per i miei abiti, nonostante questo nuovo mantello comprato per una cifra oscena nella città di Caserta, nella sartoria reale di re Ferdinando D’Aragona… ma ho lavato stamani i capelli e una galoppata è quanto di peggio… mi ritroverò i capelli impolverati e mi diventeranno crespi… meriteresti la gogna, Mc Kintosh… la gogna…”
“Vi prego di perdonarmi, milord.” Mortificato il fattore.
“Io allora tornerò indietro.” Disse Buttleford. “Mi saluterete voi vostro zio.”
“Servirò, milord…” annuì il nobile, mentre si toglieva il prezioso mantello per lasciarlo nella carrozza.
“Prego, appoggiatevi a me per salire in sella al cavallo, milord.” Chinandosi Mc Kintosh.
“Ah, fatti da parte…” con fastidio il nobile, per poi salire in sella tradendo un’agilità che cozzava con i suoi modi da damerino. “A presto, milord!” E salutato Buttleford, galoppò verso il Belvedere.
Attraversò di corsa la verdeggiante campagna, mentre il vento sembrava salutare il suo ritorno a casa.
E poco dopo arrivò all’ingresso del Palazzo del Belvedere.
“Chi è là?” Gridò una guardia.
“Gareth, davvero vuoi intimorirmi con quello spiedo? Ah, fa troppo caldo ed io non voglio sudare a causa di una guardia pedante!”
“Sir Guisgard!” Esclamò la guardia. “Siete finalmente tornato!”
Il nobile signore annuì sorridendo alla guardia.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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