Discussione: Il Giglio Verde
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Vecchio 16-09-2011, 02.00.05   #278
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Il misterioso uomo fissò con attenzione e curiosità Elisabeth.
E allo stesso modo guardava quelle tre candele accese vicino a quel libro.
Restò perplesso davanti a quella scena, ma tuttavia non fece domande.
“E’ vero, quel vino è prezioso” disse alla donna “ma non è detto che domani saremo tanto fortunati da poterne bere ancora, madame. Nel paese domina il caos. Qualcosa di innaturale si è impossessato della sua popolazione. Chi aveva promesso di guidarlo fuori dalla miseria e dagli stenti si sta ora scontrando con una ferocia ed un odio senza precedenti.” Continuò quell’uomo. “I Ginestrini vogliono schiacciare i Pomerini per avere in mano il totale controllo della neonata repubblica. Tutti gli ordini sociali si sono battuti in questa lotta fratricida… il principe e i nobili nell’aristocrazia, i chierici nel Clero, i borghesi nei Pomerini, operai e contadini nei Ginestrini.” Scosse il capo. “Tutti contro tutti…” mormorò.
Chi era davvero quel flemmatico francese che aveva salvato e poi condotta con sé Elisabeth?
Robusto, tra il castano chiaro ed il biondo, dai lineamenti aristocratici e dalla pelle bianchissima, gli occhi, come detto in precedenza, grigi, attenti, le labbra beffarde e sottili.
Poteva essere qualsiasi cosa.
Un gentiluomo dai nobili principi e dai modi gentili, forse in fuga per qualche motivo dalla sua terra natia, oppure un avventuriero giunto in quei luoghi perché attratto dalla possibilità di facili guadagni in seguito allo scoppio della rivoluzione.
Magari era invece un chierico travestito da borghese per nascondersi tra la gente, o un aristocratico in procinto di scappare via da quelle turbolente terre.
I suoi abiti non erano sontuosi, ma i suoi modi tradivano una disinvolta eleganza.
Inoltre il suo parlare era saldo, sicuro, preciso e prudente, segno di una solida cultura.
Questa descrizione può non dirvi nulla, amici lettori, ma è molto più di quanto Elisabeth udì dalla sua voce.
“Volete sapere di me?” Fissandola. “E a che pro, madame? Viviamo in tempi tristi, dove tutto può essere usato contro di noi. La legge è sottoposta alla libertà. Una libertà senza freni, senza regole e quindi capace solo di generare caos. Il bene dell’individuo viene dopo quello della collettività. In questi controsensi, in queste assurdità si muovono le nostre figure, madame.” Mormorò, portandosi alla bocca un rametto di qualche insolita essenza. “Figure tragiche, spinte dagli umori degli eventi. Questo siamo. Vi dissi niente domande tra noi…” si alzò, avvicinandosi ad un’umile brandina. “Ecco, dormirete qui…” disse accomodando alla meglio quel giaciglio “… e non temete, madame… non ho toccato vino e dunque conservo intatte le mie facoltà… così non avrete nulla da temere…”
Raggiunse allora un angolo della stanza, dove sistemò due vecchie sedie, per poggiarvi poi sopra una coperta.
“Io dormirò qui, madame…” coricandosi come poteva su quell’improvvisata cuccetta “… cercate di riposare ora… domani, a Dio piacendo, ci attenderà una lunga giornata… buonanotte…” e si voltò dall’altra parte, dando le spalle, forse per pudore, forse per rispetto, ad Elisabeth e lasciandola perplessa nell'inquieto silenzio di quella notte.
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