Missan fissò per alcuni istanti quel pugnale mostrato da Gaynor.
“Sai bene che il frutto delle confische appartiene al popolo e che deve essere custodito dal governo…” la guardò “… ma del resto la repubblica dovrà pur pagare questi nostri servigi… prendilo pure… ma bada che è un pegno per la nostra missione… se dovessimo fallire quel pugnale finirà nei beni dello stato…ma per ora quel pugnale è tuo.” E le sfiorò allora i bei capelli di quel rosso vivo e fissò i suoi occhi verdi e languidi.
Cominciarono allora i preparativi per la partenza.
L’indomani, al porto di Calais, ormai sorvegliato notte e giorno dalla Guardia Repubblicana, un battello attendeva Missan, Gaynor e Mercien per condurli a Dover, in Inghilterra.
Poco dopo il battello salpò e cominciò a navigare sulla Manica.
“Ci recheremo a Camelot.” Spiegò Missan ai suoi due compagni. “E’ lì che hanno trovato rifugio i nobili scappati da Magnus e gli ecclesiastici messi in salvo dai nostri nemici. E’ molto probabile dunque che in quel reame si trovi anche il Giglio Verde. Ovviamente muoverci in quegli ambienti per noi sarà tutt’altro che facile. Ci odiano per la nostra libertà e ci ostacoleranno in tutti i modi.”
“Allora non abbiamo possibilità!” Intervenne Mercien.
“Ma noi siamo scaltri.” Sorridendo Missan. “Ed abbiamo risorse che loro neanche sospettano… a Camelot possiamo contare su una nostra spia… una persona insospettabile… e ci darà tutto il suo appoggio per riuscire…”
E poco dopo il battello avvistò le bianche scogliere di Dover.