Gonzaga era tornata al Belvedere, dove si preparò per comparire al ricevimento di lord Tudor.
Al suo ingresso molti le resero omaggio, per la sua grazia e la sua bellezza.
Lord Tudor fu lieto di vederla.
“Finalmente, mia cara.” Andandole incontro. “Ti stavo attendendo. Ma immagino sia normale attendere una dama, soprattutto se è bella come te.”
“Eh, caro zio…” avvicinandosi ai due Guisgard “… avete ragione… un matematico che conobbi a Napoli, durante uno dei miei viaggi, soleva dire che l’unica virtù di un matrimonio è racchiusa nel sottile piacere che si prova ad attendere la propria moglie…” sorrise “… naturalmente questo vale se la dama in questione merita.”
“Mi chiedo spesso quale sia il vero scopo dei tuoi viaggi…” fissandolo lord Tudor “… a parte sperperare il mio patrimonio…”
“Ah, dolce zio…” accomodandosi il nastro della camicia “… è così triste finire sempre a parlare di denaro… io credo, cara Gonzaga…” rivolgendosi alla ragazza “… che alla fin fine il denaro è importante solo per chi ne è sprovvisto.”
“Che assurdità!” Esclamò lord Tudor.
“I miei omaggi, milady.” Sussurrò Carrinton, avvicinandosi a Gonzaga. “Stasera siete più incantevole del solito… credo che sia quasi peccato essere così bella…”
“Milord, credetemi, il vero peccato sta nella stupidità e nella banalità, non nella bellezza.” Fece Guisgard.
“Cosa intendete dire, sir?”
“Quel che ho detto, milord…” stupito Guisgard “… non era forse chiaro?”
In quel momento cominciò un nuovo ballo.
“Posso avere l’onore di questo ballo, milady?” Chiese Carrinton a Gonzaga.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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