Melisendra, in preda all’ansia ed alla paura, aprì quel biglietto:
“Madame, la vostra dama di compagnia è molto più fortunata di voi; ella infatti si trova in questo momento in compagnia di cittadini di Magnus e non, come voi, insieme a dei nemici della patria.
Non temete per lei, non provo alcun odio verso la povera Giselle. Lei non è una nobile, né tanto meno una religiosa. E comunque il suo destino è nelle vostre mani, non nelle mie.
Ci troveremo domani alla chiesa sconsacrata sulla scogliera.
E’ un luogo appartato dove nessuno ci disturberà.
Ovviamente dovete venirci da sola.
Vi avverto che una sola mossa falsa da parte vostra porterà all’uccisione di Giselle.
Evitate dunque di far parola ad altri di questo biglietto e del suo contenuto.
Il mio nome deve restare fuori da questa storia.
Ricordate, è in ballo la vita della vostra amata Giselle.
Missan”
Melisendra era da sola nella biblioteca.
Ma non era questo che la faceva sentire così profondamente sola.
Giselle, la fedele servitrice, la compagna devota, l’ultimo legame con la sua famiglia, col suo passato e con il suo mondo non era con lei.
Per la prima volta da quando aveva memoria, Giselle non era con lei.
E questo fece precipitare Melisendra in un abisso di disperazione e solitudine.