Quella stanza fatta di pietre e sangue.
Uomini intenti a nascondere i cadaveri dei loro simili e strane ombre che si aggiravano inquiete, mischiandosi a sagome più sfocate che sembravano alitare lamenti e pianti.
Questo vedeva Elisabeth.
Poi lo sguardo di una figura.
Era pallida e stravolta e nei suoi occhi, che la morte aveva resi grigi e muti, dimorava una profonda paura.
Paura dell’ignoto.
Dagli abiti probabilmente era stata una dell’allegra brigata di giovani, che avevano poi trovato la morte in quelle catacombe.
Fu un momento, un attimo, poi quella ragazza svanì per sempre in quello ignoto che tanto sembrava spaventarla.
“Uccidere per non essere uccisi…” la voce di Monsieur destò Elisabeth da quella visione “… il morbo che ha contagiato molti di queste terra, purtroppo, non può essere guarito, madame… se non avessimo ucciso quei giovani, loro avrebbero ucciso noi… questo paese per tornare alla civiltà, quella che contempla l’ordine e la verità, perché solo attraverso esse c’è la vera libertà, deve essere rivoltato come un guanto…” la fissò “… io non sono nessuno e non ho nome… per voi, come per tutti gli altri… e non ho il potere di donare o togliere la vita ad alcuno… saranno loro” indicando con lo sguardo i Pomerini attorno a loro “che decideranno sulla vita di quella ragazza…”
Prese allora la mano di Elisabeth nella sua e la strinse forte “… ed ora, mia bella Euridice, ritorniamo nel regno dei vivi… abbiamo un compleanno da festeggiare…” accennò un sorriso e condusse Elisabeth fuori da quelle catacombe.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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