Cittadino di Camelot
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“Bisogna procurarsi del vino, ragazzo…” disse padre Adam ad Esetien “…senza quello non posso comunicare tuo nonno…vi è una locanda nei dintorni?”
“Si, ma non so se ne hanno...” rispose Esetien “... il vino è un bene raro e prezioso da queste parti...”
I due allora si recarono verso la locanda.
Era questa un luogo malfamato, senza troppi clienti.
“Buonasera, buonuomo...” avvicinandosi al bancone padre Adam “... avete del vino?”
“Vino di questi tempi?” Seccato il locandiere. “Dite, ma da dove venite? Non sapete che negli ultimi giorni ci sono state razzie e assalti a case e botteghe? Solo ieri i soldati sono riusciti a riportare l’ordine in città! Tutta colpa di quei dannati Pomerini! Prima hanno affiancato i Ginestrini, poi, forse corrotti dai chierici e dagli aristocratici, hanno deciso di rivoltarsi contro la repubblica! Dannati traditori!”
“Vi chiedo scusa, ma abbiamo fretta...” fece padre Adam “... ci occorre del vino con una certa urgenza...”
“Io non posso aiutarvi, amico.” Scuotendo il capo il locandiere. “Vedete, l’ultima bottiglia l’ho appena data a quei due soldati...” indicando col capo due militari che bevevano ad un tavolo.
“Ehi, amico…” ad un tratto uno di quelli.
“Dite a me, signore?” Voltandosi padre Adam.
“Si, a voi... abbiamo sentito che volevate del vino... venite qui e ve ne offriremo un bicchiere...”
Padre Adam, che prudentemente celava la sua identità, fissò per un attimo Esetien.
Il ragazzo si accorse di un lampo che attraversò, per un attimo, l’azzurro degli occhi del chierico.
Chantal seguì il ragazzo in quel racconto,ma nella sua mente si affollavano immagini e parole,volti e voci che non le permettevano di comprenderne ogni singolo passaggio.Esetien narrava a fatica,scosso com'era dall'accaduto,mentre Chantal chinava la testa nell'ascoltarlo,e si cingeva nelle braccia,come a ricercare in quel racconto il principio e la fine di quella giornata.E quando alzava gli occhi e si ritrovava in quelli sgranati del ragazzo,nutriva una gran pena e non smetteva di accarezzarlo.Ma i suoi pensieri si discostavano,talvolta,da quella narrazione.
Suo zio.Perchè mai le aveva celato di quella monaca e delle creature a lei affidate?E davvero era stato spinto in quella taverna per cercare vino al fine di impartire i sacramenti?Non lo aveva visto indispensabile la ragazza che aveva assistito all'estrema unzione molte volte,perchè questa volta era tutto diverso?Perchè la ricerca di quel vino da parte di padre Adam,esponendosi ad un pericolo così lampante in quei giorni di rivolta?
Quante cose non comprendeva,non riusciva a collegare tra loro gli aventi.Nè le figure.
Poi,Esetien chiese da bere..
"Perdonatemi, madame…” disse, interrompendo il suo racconto, Esetien a Chantal “... potrei avere un po’ d’acqua? Ho la gola secca...”
Chantal si portò nelle cucine,la tavola ancora imbandita dalla sera prima la investì nella sua innaturalezza da farle avvertire un vuoto devastante.Prese la brocca ed iniziò a versare dell'acqua,ma tremava,le sue mani non riuscivano a tenere fermo il calice,lei stessa si sorprendeva di non riuscire a controllare quella sua agitazione.L'acqua traboccò,finendo sulla tovaglia e da lì qualche goccia le scivolò sul grembo,essendosi ella appoggiata al tavolo.L'acqua..D'un tratto poggiò violentemente la brocca,e nervosamente lasciò cadere il calice ricolmo versandone tutto il contenuoto.Non riusciva a frenare quei movimenti convulsi che governavano quell'azione così semplice ed elementare,non ci riusciva.L'acqua scivolò dalla tavola alla sua veste,fino ai piedi,inumidendone la pelle sporca di polvere impastata al viscoso sangue versatosi dalla piccola ferita causatale dallo stelo spinoso della rosa calpestata nella cappella.Rabbrividì,non solo perchè i suoi piedi nudi la rendevano ancor più vulnerabile e infreddolita,ma percepì la sua misera figura,inerme e incapace di fronteggiare quella vicenda inquietante.
Tremava.Tremava ancora Chantal.
E non riusciva a controllarsi.
Avvertì come d'essere osservata.
Impugnò la brocca di nuovo mentre si abbandonava ad un sospiro liberatorio e riempì finalmente una coppa per porgerla al ragazzo.
Ma quel tratto percorso ancora con le mani tremanti dalle cucine alla sala,ove Esetien l'attendeva,le parve interminabile ed insostenibile,sentiva venir meno le forze nei suoi muscoli,si forzava in quel cammino con la prostrazione di chi ha camminato infaticabilmente fino ad essere esausto.Avvertiva le mesenteriche pulsarle convulsamente nel ventre,il cuore sembrava voler investire i suoi organi con le pulsazioni amplificate nei grandi vasi che le percorrevano le viscere.Si portò una mano al petto,come a voler contenere quell'oppressivo pulsare delle arterie che la soffocava.Era la paura che ancora governava la sua mente ed il suo corpo.
La paura di chi sta perdendo qualcuno e avverte l'incapacità di strapparlo al pericolo della morte.
Suo zio.Lei lo amava.Come rivederlo,adesso?
I Ginestrini.
Loro che non avevano avuto pietà di alcuno,quale sorte avrebbero riservato a suo zio?
Si sentiva di impazzire Chantal per la sua impotenza.
Con inquietudine nella voce poi si espresse:"Esetien,qualunque cosa accada,tu non dovrai abbandonare la casa.Non ora.Non fino al mio ritorno.Ma devi dirmi con esattezza chi hai visto,e cosa hanno fatto a mio zio,perchè io possa cercarlo sin da ora.Tu,intanto,mi attenderai qui.Sbarra porte e finestre.Ieri avevo già disposto per la cena,vai in cucina,mangia qualcosa e rimani vigile fino al mio ritorno."
In attesa che Esetien finisse il suo racconto,inumidì un telo di mussola in un catino posto all'ingresso sempre pieno d'acqua fresca per permettere a suo zio di lavarsi le mani appena rientrasse,e prese a rinfrescarsi.Si sciacquò il viso tamponandolo in fretta,nelle mani che accoglievano l'acqua avvertiva la mancanza del suo anello.E ripercorse la sua separazione da esso,il volto della suora,e i corpicini e i visi di quelle creature segregate nella cappella:Signore Iddio,cosa sarà di loro?Cosa possa fare io? Pensò stringendosi il volto nelle mani.Poi si chinò a pulirsi rapidamente i piedi dalla polvere e dal sangue oramai raggrumato per indossare le calzature.Le ciocche dei suo lunghi capelli bagnatesi grondavano gocce sul collo e sul viso,confondendosi con le lacrime che la ragazza non riuscva a trattrenere per la rabbia.
Passarono alcuni istanti prima che si facesse coraggio,e ritrovata un po' della sua lucidità,si rivolse al ragazzo:
"Allora,Esetien,cosa devi dirmi che possa essere importante per ricondurmi a mio zio?Giungeste fino a casa tua?"
E,mentre parlava,si portò dietro un paravento per togliersi la sua leggera veste bianca,oramai insulsa.Aprì il guardaroba nell'ingresso e indossò una gonna pesante di emiane di lino che usava indossare per le passeggiate in campagna e una chemise di garza di cotone sopra il corsetto di pizzo bianco.Questa biancheria..troppo fine per una fioraia..sarà bene cercare indumenti più modesti al mercato..Pensò mentre si cambiava..Raccolse in fretta i capelli tenendoli fermi con un nastro doi gros-grain che cinto il capo si annodava alla nuca fermando una lunga coda di cavallo che le scivolava sulla schiena fino ad accarezzarle il sacro.E fremeva,mentre ultimava le sue operazioni fremeva che Esetien le fornisse qualche indizio utile per potersi avviare nella sua ricerca.
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