Nel frattempo, Gaynor era scesa nelle prigioni.
“Non mi era stato comunicato nulla del genere…” mormorò Mecien “… e sia, gli ordini, del resto, li date voi… io resterò nei paraggi, presso l’uscita dalle prigioni… se vi occorre qualcosa chiamatemi…” e si allontanò.
Gaynor allora si accostò alle sbarre della cella.
Giselle era rannicchiata in un angolo di questa, col capo chino sulle ginocchia piegate contro il petto.
I capelli erano sciolti ed avvolgevano le spalle e il petto.
Nel sentire Gaynor, alzò la testa e la fissò per qualche istante.
“Cosa volete ancora da me?” Con un filo di voce. “Perché non mi uccidete subito? Non chiedo altro che pietà e misericordia…” e fissava tra le lacrime il volto di Gaynor, che come un’enigmatica figura si presentava a lei tra il silenzio e la desolazione di quelle prigioni.