Qando Adelmo scrisse questa lirica magnifica era ancora molto giovane e sconosciuto al grande pubblico, visto che non era ancora approdato nella falsa vetrina sarneremese, palcoscenico di ogni squattrinato cantautore. E' dedicata alla sua ex moglie ed al rimpianto continuo di quell'amore puro che inebriava i loro spiriti fanciulli, quando correvano a perdifiato tra le campagne provinciali a fare "le cose belle" come le chiama il mio amico Adelmo. Da allora, adelmo alla fine di ogni suo concerto in tutte le parti del mondo, lascia questa canzone e la sua ultima frase in compagnia del suo cappello appoggiato all'asta del microfono...
E' un segno d'amore e d'affetto d'altri tempi, di un altro cuore, di un'altra solitudine....
Grazie milady per avere fatto rintoccare il dindondio delle note anche nelle campane di camelot.
Taliesin, il bardo
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