Missan, davanti a quella reazione di Gaynor, ebbe un sussulto.
La raggiunse, per poi afferrarle un polso.
“La repubblica richiede sacrifici da parte di tutti, mia cara compagna…” disse piantando i suoi occhi cupi in quelli verdi e luminosissimi di lei “… anche io preferirei fare altro che stare qui, in questo stramaledetto paese, a dar la caccia ad un gruppo di briganti mascherati. Ma devo, ragazza mia… lo devo alla repubblica e a me stesso… sai cosa ci capiterà se non riusciremo a catturare quel dannato Giglio Verde? Che le nostre teste balzeranno via dai nostri colli in un baleno. Capisci?” Ed un ghigno apparve sul suo volto. “Ricordi quel giorno nella piazza di Santa Maria della Guardia? Eravamo dietro le barricate… i soldati del principe marciavano verso di noi… ricordi ciò che mi dicesti quel giorno? Mi dicesti di non temere la morte… ma solo la disperazione dei tuoi familiari se tu fossi caduta sotto le armi dei soldati… ebbene, mia cara, dimmi… come stanno i tuoi adorati familiari? Oh, spero bene, perché occorre essere in salute per sopravvivere alle segrete del Castello di Sortuary, o a quelle della fortezza d’Avighion… vedi queste liste di proscrizione?” Mostrando la lettera alla ragazza. “Beh, se tu ora rifiuti ancora di obbedirmi… ecco… io sarò costretto ad aggiungere i nomi dei tuoi familiari… allora, mia bella rivoluzionaria, cosa mi rispondi?” E la fissò con uno sguardo che non prometteva misericordia o compassione. “Come vedi… ti tengo in pugno… non puoi fare altro che obbedirmi… obbedire ad ogni mio ordine, ad ogni mio capriccio…” e le accarezzò il volto, per poi tentare di baciarla.