Tafferuille avanzò di qualche passo nella campagna, seguito in religioso silenzio dal vecchio Essien.
Il vento era ancora forte sopra Cardien ed il suo sibilo sembrava fare eco nel cuore del capocomico che, conoscendo ormai il suo misterioso amico, sentiva come uno strano presentimento.
“Essien, ascolta.” Cominciò a dire il pittoresco Tafferuille. “Una volta, colui che ora ricordo come mio maestro sul grande palcoscenico della vita mi disse…<<ragazzo mio, vuoi davvero diventare attore?>>... ed io …<<si, credo di si...>> lui allora mi fissò… <<ascoltami… essere attore è cosa buona… non essere attore è ugualmente cosa buona... ma credere, sperare o tentare di essere qualsiasi cosa è il modo migliore per non essere nulla nella vita…>>.”
Essien lo fissava turbato e col viso un po’ da ebete.
“Non comprendo, amico mio…”
“E’ presto detto.” Appoggiandosi ad un albero Tafferuille. “Nella vita occorre ambizione, anche per dei burattinai della sorte come noi… Cardien non è differente da Coupon, come Cardiff non è migliore di Ansel…”
“Non comprendo…” fece Essien “… eppure abbiamo riscosso un po’ successo nei teatri di questi paesini…”
“Occorre ambizione, amico mio.” Sentenziò quasi Tafferuille. “Il paese è in ginocchio; la gente ha la stessa fame di prima, se non di più, ha visto l’oppressione dei nobili sostituita da quella dei Ginestrini, non ha più un Dio da incolpare per le sue miserie e vive con lo spettro tutt’altro che fasullo di una possibile invasione da parte delle grandi potenze cattoliche d’Europa!” Lo fissò, quasi ad aspettarsi chissà quale reazione dal vecchio capocomico. “Il teatro può dunque essere l’unico modo per evadere dalla triste e cupa realtà in cui è piombata la gente di questa nazione.”
Essien annuì quasi come un riflesso incondizionato.
“Non comprendi, vecchio mio?” Domandò Tafferuille. “E’ il nostro tempo!” Esclamò. “Ed abbiamo approfittarne!”
“Ma come?”
“Ci occorre un giusto scenario…” fissandolo Tafferuille “… il Théatre Royal di Ostyen!”
Essien sbiancò e fu solo per un caso che non stramazzò a terra senza sensi.
“Ma…” balbettò “… ma è assurdo… lì si esibiscono attori veri…”
Tafferuille lo fissò di traverso.
“No, non volevo dire che tu…” correggendosi Essien “… si, insomma… oltre te nessuno di noi ha grande esperienza… si, Gobert è stato costumista al Théatre di Saint Giuly, ma non vi ha mai recitato… Fantine ha nozioni di dizione e Tissier è figlio di uno dei più antichi burattinai di Lilla, ma queste cose non li rendono certo degli attori… Talia è vispa, bella ed intelligente e probabilmente potrebbe realizzare qualsiasi cosa, ma su un palcoscenico come il Théatre Royal temo perderebbe la favella per l’emozione… quanto a Renart… bah… non lo farebbero neanche entrare in un teatro come quello!”
“Ovvio che l’arte dell’improvvisazione non può essere proposta in un teatro simile…” disse Tafferuille “… ma la compagnia non è poi tanto malmessa e credo che potrebbe imparare ed interpretare degnamente almeno un tre o quattro sceneggiature di buon livello.”
“E chi le scriverebbe?”
“Si potrebbero affittare le capacità di uno scrivano e le competenze di qualche drammaturgo fallito.” Rispose Tafferuille. “In una grande città d’arte come Ostyen madonna sfortuna ha molti figli, credimi.”
“Cosa c’è sotto?” Chiese improvvisamente Essien. “Non sei tipo da voli pindarici o alla Icaro… perché mi hai fatto questa proposta?”
“Perché non voglio che la parola falliti sia abbinata alla nostra compagnia.” Rispose Tafferuille fissandolo con quei suoi magnetici occhi azzurri.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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