18-10-2011, 23.11.21
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#704
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Cittadino di Camelot
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Li avevo seguiti a debita distanza, scivolando silenziosa come un gatto da un albero all’altro. Finché, ad un tratto, Tafferuille si fermò e si voltò a fronteggiare il vecchio capocomico...
Io mi acquattai dietro la base nodosa di un grande albero e rimasi in ascolto, le orecchie tese e l’animo in subbuglio.
Tafferuille iniziò a parlare... la sua voce profonda e musicale riempiva l’aria, facendo vibrare ogni singola corda del mio animo: capii subito che mi ero sbagliata, capii subito che quel discorso non avrebbe portato a ciò che temevo potesse rivelare quanto piuttosto a ciò che speravo di riuscire ad ottenere...
Essien esitava, si muoveva a scatti, era agitato e preoccupato, era perplesso... ma ciò che mi colpì davvero fu la capacità dialettica del misterioso Tafferuille, il suo saper far leva sui punti giusti, il suo velato alludere a qualcosa che ad Essien stava fin troppo a cuore: il bene della compagnia...
Citazione:
Originalmente inviato da Guisgard
“Ci occorre un giusto scenario…” fissandolo Tafferuille “… il Théatre Royal di Ostyen!”
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Quelle parole giunsero naturali, come il logico risultato di un ragionamento ineccepibile... e la reazione di Essien fu più che ovvia: sgomento, incredulità, spavento... ma Tafferuille parve non notarlo e di certo non si perse d’animo... pronunciata da lui, quell’idea folle, sembrava avere un senso... detto da lui, con quel tono fermo e calmo, sembrava la soluzione più ovvia...
E, inconsciamente, un leggero sorriso mi si allargò sul volto.
Tafferuille...
Chi era davvero Tafferuille?
Chi si celava sotto quella scorza dura e apparentemente impenetrabile?
Li osservai ancora per un istante, Essien e Tafferuille... e qualcosa di indefinito prese a muoversi in me: Ostyen... Saremmo andati ad Ostyen, dopotutto... Sapevo che il futuro mi attendeva ad Ostyen, così come il passato... e quell’idea che tante e tante volte avevo accarezzato nella mia mente, quel proposito che mi aveva invaso l’anima quasi inquinandola, iniziò in quel momento a prendere una sua forma definita, iniziò ad avere dei contorni, iniziò ad apparirmi realizzabile...
All’improvviso mi riscossi.
Arretrai di molti passi, sempre in assoluto silenzio, e solo quando fui certa che nessuno dei due uomini mi avrebbe ormai notata, mi voltai e presi a correre verso il carrozzone.
“Eccoci qua!” dissi agli altri, facendo teatralmente ingresso a passo lento nel gruppo e sventolando il panierino di vimini nel quale avevo confusamente gettato qualche fiore strappato in corsa “Sono stata a cogliere i fiori che mi servono per la prossima scena... quelli che dovrò donare a Renart! E ora che abbiamo tutto e tutto è a posto possiamo cominciare con le prove!”
Mi lisciai il vestito con la mano libera, sistemai meglio i fiori nella piccola cesta e sorrisi, con l’aria più innocente e candida che possedevo.
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** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
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