La navata era immersa in un’austera penombra.
Sull’altare un solenne crocifisso in pietra, forse di età romanica, sembrava quasi intimorire ed ammonire, mentre ai suoi due lati si trovavano, rispettivamente, la statua della Vergine col Bambino e quella dell’Arcangelo Michele che trafiggeva il maligno.
Le poche candele lasciavano sulle pareti della navata inquieti bagliori, che sembravano giocare con le ombre che prendevano forma in quell’incerto alone.
Melisendra però non era l’unica ad affidare la propria sorte all’Altissimo.
La voce di una donna recitava, quasi a cadenza regolare, una litania dedicata alla Madre di Dio.
“Vergine Venerabile… prega per noi… Vergine Prudentissima… prega per noi… Vergine Potente… prega per noi… Vergine Clemente… prega per noi...” e quelle invocazioni sembravano l’unica cosa capace di scandire il tempo che dominava in quel luogo “… Stella del Mattino… prega per noi… Salute dei malati… prega per noi… Torre del Cielo… prega per noi… Torre di Davide… prega per noi… Casa d’Oro… prega per noi…”
La voce terminò di recitare la litania e si avvicinò all’altare.
Si inginocchiò fissando Melisendra e mostrandole un lieve sorriso.
Era una monaca.