Al cenno di Gobert, uscii da dietro il sipario e mi accostai lentamente al posticcio balcone che era stato sistemato al centro della scena... indossavo un vestito di un azzurro tenue bordato di un sottile pizzo bianco e un candido scialle di una stoffa solo apparentemente pregiata, Fantine adorava quel vestito ed era riuscita a convincermi che era esattamente ciò che ci voleva per la fragile e sospirosa Colombiana.
Feci ancora qualche passo nel silenzio più totale, sospirai e sollevai gli occhi al cielo, poi li riabbassai appena e lasciai che il mio sguardo scivolasse sulla platea, che sfiorasse le loro teste come se non le vedesse e corresse invece più lontano a cercare qualcuno che non era lì...
Percepivo gli sguardi di tutti su di me, percepivo l’attesa e l’empatica partecipazione...
“Talia...Talia...”
La voce familiare mi raggiunse, là dove mi trovavo... mi irrigidii e poi, in fretta, piegai le ginocchia, rannicchiandomi dietro il parapetto.
“Talia... Talia, dove sei?”
Sentivo i passi echeggiare per l’ampia aula, si avvicinavano in fretta, si fermavano un momento, poi riprendevano... erano sotto di me, ormai!
“Talia... Talia, per carità, rispondi!”
La voce si era fatta preoccupata ormai... addirittura angosciata... e una morsa mi strinse il cuore.
“Sono qui!” dissi con voce flebile, alzandomi di nuovo lentamente in piedi.
Suor Amélie sollevò gli occhi e li posò su di me... per un istante un lampo di sollievo le attraversò lo sguardo poi, subito, una lunga ruga le solcò la fronte...
“Ma Talia... che cosa ci fai lassù?” disse, quasi con esasperazione.
“Non stavo facendo niente di male...” mi giustificai “Stavo solo giocando!”
La giovane suora mi fece debolmente segno di scendere e io ubbidii subito... Soeur Amélie, sempre così dolce gentile e comprensiva, era forse l’unica persona al mondo capace di convincermi a fare ciò che voleva.
“Se la Madre Superiora ti avesse vista...” disse quando le fui di fronte, carezzandomi piano i capelli “Sai che non vuole che giochi in chiesa! Oggi, poi... perché eri salita sul pulpito?”
“Beh... fingevo di essere su un balcone!” dissi “Attendevo il mio innamorato e...”
“Innamorato?” mi guardò per un istante, profondamente sorpresa... poi sorrise: “E... dimmi, pensavi a qualcuno in particolare per caso?” soggiunse.
La fissai per un istante e mi sentii arrossire fino alla radice dei capelli...
“No!” risposi in fretta “Certo che no! Era solo un gioco... solo uno stupidissimo gioco!”
Mi voltai e feci per fuggire via... mi sentivo strana: imbarazzata, tremante, agitata...
Lei mi afferrò per una mano e mi trattenne.
“Non c’è niente di male, Talia!” disse con voce dolce, abbracciandomi teneramente “Se anche fosse, non ci sarebbe niente di male... sei una bambina, dopotutto, e hai tutto il diritto di sognare, tesoro... E quello era davvero un bel gioco!”
Quell’abbraccio caldo e profumato mi calmò subito, così tornai a guardarla...
“Ti voglio bene, Soeur Amélie!” mormorai.
Una strana luce le attraversò lo sguardo per un attimo, poi sorrise...
“Anche io te ne voglio!”
Un battito di palpebre... quello fu il tempo che quel ricordo impiegò ad attraversarmi la mente... un battito di palpebre, un palpito del cuore...
Ma mi riscossi... tutti gli sguardi erano su di me, ancora un piccolo sospiro e iniziai a parlare.
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** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
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