Discussione: Il Giglio Verde
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Vecchio 21-10-2011, 11.00.49   #767
Rodolfo
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Rodolfo è sulla buona strada
" All'improvviso lo avvolse una luce dal cielo e,cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: << Saulo, Saulo, perchè mi perseguiti?>>. Rispose: <<Chi sei, o Signore ?>>. Ed egli: << Io sono Gesù, che tu perseguiti! Ma tu alzati ed entra nella città e ti sarà detto che devi fare>>."

Meditava su questi sacri versi,assorto nei suoi pensieri,preoccupato dalle angoscianti notizie che in quegli ultimi mesi erano giunte a Roma dalle lontane terre della bassa Normandia,dall'antico Principato di Animos.

Rodolfo,devoto e fedele cavaliere della Santa Sede, nel suo lungo e periglioso cavalcare, tra fitti boschi e lande desolate,interrotte di tanto in tanto da minuti pascoli, campi arati ed isolati casolari,in cui poteva trovare locande dove cercare ristoro e rifugio per il suo inseparabile andaluso,nelle fredde notti autunnali del nord, non riusciva fare a meno di porsi più volte,stupito e contrariato, il quesito: " Come può l'uomo sostituirsi a Dio e porsi al di sopra dei suoi simili fino a decretarne, a suo esclusivo arbitrio, la vita o la morte ? Non è forse questa la peggior empietà e la più arrogante superbia?"

Solcato lo stretto lembo di mare che separa Calais dalle bianche scogliere di Dover, dopo altri,pochi giorni di viaggio, senza incontare particolari imprevisti, in una giornata di fine ottobre, rallegrata da
un vivido sole, mentre le nuvole sembravano concedere una breve tregua, giunse davanti all'imponente cancellata,in pietra e ferro battuto, che si apriva sul giardino di siepi e aiuole,faggi e tigli, impreziosito da marmoree statue classicheggianti di dee ed eroi,estendendosi a perdita d'occhio,che precedeva il maestoso Belvedere di Lord Tudor.

Presentate le sue credenziali agli uomini di guardia davanti al cancello, concessogli di varcare la soglia, al piccolo trotto percorse il sentiero ghiaiato,circondato dai caldi colori delle foglie avvizzite e accarezzato dai variegati profumi degli arbusti e delle piante che riempivano il giardino,
fino a giungere davanti all'ingresso del palazzo, dove, smontato da cavallo, ne consegnò le redini ad un palafreniere che gli si era fatto incontro, per poi presentarsi al maggiordomo, uscito ad accoglierlo,che lo accompagnò all'interno,tra sale lussuose e lunghi corridoi istoriati da quadri,arazzi e cimeli, fino a raggiungere la lignea porta oltre la quale avrebbe incontrato Lord Tudor in persona.

Il maggiordomo,poggiando la mano sulla maniglia di quella porta, gli chiese la grazia di fermarsi e attendere il suo ritorno. Nell'attesa, estrasse,da sotto il bruno mantello di pelle, aperta la bisaccia che portava a tracolla, una lettera sigillata su cui soffermò per un attimo lo sguardo.

Dopo qualche minuto la porta tornò ad aprirsi, il maggiordomo lo chiamò e gli fece cenno di avanzare ed entrare nella stanza. Prontamente seguì l'invito e, varcata la soglia, si trovò di fronte ad un signore elegantemente vestito, dall'aspetto altero, che, seduto su una comoda poltrona rivestita di purpureo velluto,dietro un'ampia scrivania, cosparsa di pergamene e raffinate suppellettili, lo stava attendendo, con uno sgardo fiero e deciso.

Rodolfo lo riverì con un profondo inchino e salutò secondo il costume dell'Urbe " Ave vobis, Lord Tudor ". Rialzatosi, si avvicinò alla scrivania e gli porse la lettera che recava con sè in mano: " Vi consegno questa lettera, vergata e sigillata da Sua Eminenza il Cardinale Ulivieri. In essa troverete scritto il motivo della mia presenza qui a Camelot" .

Attese quindi, in silenzio, che il gentiluomo ne avesse terminata la lettura e appreso quanto vi era stato scritto.
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Rodolfo Iulo

" Concordia parvae crescunt, discordia maximae dilabuntur "


Ultima modifica di Rodolfo : 22-10-2011 alle ore 01.00.05.
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