Cittadino di Camelot
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Un leggero sorriso mi si allargò sulle labbra alle parole di Essien...
Saremmo andati ad Ostyen...
Ostyen...
Un momento di soddisfazione sfrenata mi pervase e mi fece girare la testa. Tuttavia, come sempre accadeva in quei momenti, l’euforia durò poco e presto tornò ad assalirmi quel senso fastidioso di ineluttabilità che ormai sempre mi accompagnava.
Essien se ne stava davanti a noi, dissimulando la paura che quell’idea faceva a lui per primo con un atteggiamento sbrigativo e un po’ burbero. Lo osservai e non potei non domandarmi cosa avrebbe detto se avesse potuto leggermi dentro... c’era stato un tempo nel quale avevo avuto spesso la sensazione che potesse farlo davvero, un tempo nel quale mi ero chiesta che cosa sapesse davvero di me, o che cosa sospettasse...
Colaubain era un piccolo paese, di quelli nei quali tutti si conoscono e la vita comunitaria assume quasi i contorni di una famiglia allargata.
A Colaubain le case erano povere ma pulite e, parimenti, nessun abitante del villaggio era ricco ma tutti avevano di che vivere più che dignitosamente.
La fortuna di Colaubain, in verità, era il monastero che si ergeva sulla collina e che dominava e vegliava sul paese come una madre sulla prole.
Il monastero di Saint Germaine era stato un tempo molto ricco e potente, con il tempo le cose erano cambiate e da quanto più nessuna figlia della famiglia reale era giunta ad assumere il ruolo di badessa il prestigio di Saint Germaine era molto calato. Purtuttavia, poiché il monastero e l’adiacente paesino di Colaubain avevano la fortuna di sorgere su una delle maggiori vie di pellegrinaggio, individui di ogni sorta avevano continuato a giungere in città contribuendo, in qualche maniera, a tenerla viva.
Quel giorno, in sella al mio cavallo, entrai a Colaubain con il cuore in subbuglio.
Avevo vissuto lì per gran parte della mia vita, tutti i miei più antichi ricordi erano legati a quel luogo che era stato, ed era, forse l’unico che io avessi mai potuto chiamare ‘casa’.
Non immaginavo neanche, quella mattina, che il cielo plumbeo che ci sovrastava presagisse a tanto dolore, rabbia, disperazione... Un dolore e una rabbia che non mi avrebbero mai più lasciata, una disperazione che presto avrebbe iniziato a desiderare di esser vendicata.
Sistemammo il carrozzone nella piccola piazza... a me sembrava quasi di vivere in un sogno, mi sembrava di impazzire e ben presto iniziai a non stare più nella pelle. Colaubain era molto cambiata rispetto ai miei ricordi: non erano passati molti anni dalla mia partenza, ma quelli erano anni nei quali le cose cambiavano in fretta e radicalmente... forse troppo in fretta, forse troppo radicalmente.
Aiutai gli altri a trovare la giusta collocazione per il nostro carro e a scendere in necessario per allestire il palco... ma non riuscii a lungo a dominare quella voglia di ‘casa’... poco dopo, dunque, mi defilai dal gruppo e presi, prima a passo svelto poi addirittura di corsa, a risalire la stretta e tortuosa stradina che saliva alla collina. Avevo percorso centinaia e centinaia di volte quella strada, ma mai come quel giorno con il cuore in gola e che batteva all’impazzata.
Non mi ero accorta, in quella mia smania di arrivare, che Essien mi aveva vista allontanarmi e mi aveva seguita. Non mi ero accorta dello sguardo preoccupato e teso che il vecchio capocomico aveva continuato a tenere su di me fin dal nostro ingresso in città. Non avevo affatto pensato, come invece Essien aveva fatto, che al mio arrivo sulla collina avrei potuto trovare ciò che in effetti poi trovai...
Se Essien non fosse stato con me quel giorno forse non sarei mai più stata in grado di ritrovare la strada per tornare al carrozzone. Mai prima avevo sofferto tanto, mai prima ero stata tanto arrabbiata.
La mia mente, quasi automaticamente, mi fece emergere da quel ricordo: ciò che era avvenuto dopo, ciò che avevo scoperto una volta giunta alla collina, era troppo doloroso da essere ripercorso e ricordato ancora una volta.
Citazione:
Originalmente inviato da Guisgard
“E’ deciso! Ora tutti a cena, offro io, e poi a letto! Si parte domani all’alba per Ostyen!”
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I miei occhi rimasero in quelli del vecchio Essien ancora per un istente... gli volevo bene, Essien probabilmente era stato la cosa più vicina ad un padre che io avessi mai avuto.
Gli sorrisi, dunque, e lo presi sotto braccio mentre ci incamminavamo...
“Non temere...” gli sussurrai “Ce la caveremo anche ad Ostyen... quelli come noi se la cavano sempre!”
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** Talia **
"Essere profondamente amati ci rende forti.
Amare profondamente ci rende coraggiosi."
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