“Beh, si…” fece Gobert a quelle parole di Talia “… in effetti i nostri spettacoli improvvisati non possono essere adatti alla platea di Ostyen…”
“Voi siete pazzi!” All’improvviso Tissier. “Ostyen… la città simbolo e culto dei Ginestrini, bah! Ma vi chiedo… sapete cosa vuol dire? La classe dirigente! Vi immaginate cosa significa recitare davanti ai pezzi grossi del partito Ginestrino?”
“Oh, Cielo…” sospirò impaurita Fantine.
“Già!” Esclamò Tissier. “E ad Ostyen c’è la Guardia Repubblicana ovunque! Controllano tutto e tutti! E le arti! Ah, dico, le arti!”
“Le arti cosa?” Domandò Renart che ci stava capendo poco.
“Non sapete che i grandi regimi tendono a censurare e controllare le arti?”
“Dacci un taglio!” All’improvviso Tafferuille. “Siamo degli attori, non dei criminali. Non abbiamo nulla da temere.”
Calò il silenzio tra loro, rotto poi solo dall’autorità di Essien.
“Aristofane e Menandro facevano satira nell’antica Grecia!” Disse. “E non vedo dunque quali problemi ci siano!”
“Beh, ci provò anche Cicerone a Roma…” mormorò Tissier “… ma Marco Antonio fu di tutt’altro parere… e De Jeon, da quel che si dice, è molto più simile ad un Domiziano, che ad un Marco Antonio…”
“Bah, chiacchiere!” Sentenziò Essien.
Il giorno trascorse così.
Poi la notte e di nuovo l’alba.
E fu allora che tutti loro intravidero la sagoma di Ostyen in lontananza,
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO
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